La Nuova Sardegna

Sassari

il processo 

Massacrò la ex La difesa: non fu tentato omicidio Oggi la sentenza

SASSARI. Da una parte l’avvocato della difesa Claudio Mastandrea ha chiesto la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni gravi, dall’altra gli avvocati di parte civile Elisabetta Sotgia...

21 febbraio 2020
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SASSARI. Da una parte l’avvocato della difesa Claudio Mastandrea ha chiesto la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni gravi, dall’altra gli avvocati di parte civile Elisabetta Sotgia (per la ex compagna vittima “principale”) e Paola Dessì (per la mamma dell’imputato vittima di minacce) hanno sollecitato rispettivamente un risarcimento di 200mila e di 5mila euro di danni. È prevista per oggi la sentenza del processo che si sta celebrando con il rito abbreviato nei confronti di Pasqualino Bichiri per il quale il pubblico ministero Maria Paola Asara ha chiesto una condanna a nove anni di reclusione. Il 42enne originario di Alghero era stato arrestato a ottobre del 2018 con l’accusa di aver massacrato di botte l’allora fidanzata. Calci e pugni in tutto il corpo senza contare insulti e minacce. La Asara era partita da una pena base di 13 anni. Davanti al gup Giancosimo Mura il perito incaricato aveva esposto nell’ultima udienza le sue conclusioni al termine degli accertamenti psichiatrici dai quali era emerso che l’imputato era capace di intendere e volere quando l’anno scorso colpì con violenza la sua ex, una sassarese di 53 anni, facendola finire in ospedale. L’aveva riempita di botte tanto che la povera donna aveva riportato traumi e fratture multiple ed era stata ricoverata in ospedale con una prognosi iniziale di trenta giorni di cure. In un’occasione, durante una lite scoppiata per banali motivi dopo averla colpita con calci e pugni sulla testa e su tutto il corpo – scriveva la Procura – l’avrebbe lasciata agonizzante e priva di sensi in casa. Una relazione tormentata, quella fra i due, fatta di minacce, insulti, offese, botte. Fino a quel 13 ottobre 2018: qualcuno alle 21.30 aveva chiamato il 113. Gli agenti fermarono l’uomo mentre stava colpendo con violenza la compagna. Parte degli arredi erano già stati distrutti.

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