La chiesa dedicata a Teresa di Lisieux
A Lu Bagnu cerimonia solenne con il vescovo Sanguinetti e il parroco don Delogu
03 marzo 2020
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CASTELSARDO. A distanza di cinque anni e mezzo dalla prima inaugurazione, si è tenuta, domenica scorsa, a Lu Bagnu, la solenne dedicazione della nuova chiesa a Santa Teresa di Lisieux e la consacrazione dell'altare da parte di vescovo della diocesi di Tempio-Ampurias Sebastiano Sanguinetti. Erano presenti alla solenne cerimonia, oltre ai numerosi fedeli che l'edificio, seppur ampio, a stento riusciva a contenere, anche il parroco della cattedrale don Pietro Denicu, il parroco di Trinità d'Agultu ma originario della frazione, don Santino Cimino, l'anziano ed amato parroco emerito della Cattedrale, don Pietrino Usai e diversi seminaristi del Seminario di Tempio.
Maestro delle cerimonie un orgoglioso don Giuseppe Delogu, parroco della frazione e direttore del Coro Teresianumu che, insieme al Coro della Confraternita di Santa Croce, ha magistralmente animato la solenne cerimonia. A venticinque anni dalla creazione della Parrocchia, avvenuta nel 1995 sotto il mandato del vescovo Paolo Atzei, ora arcivescovo emerito di Sassari, la comunità di Lu Bagnu ha finalmente una chiesa propria, ufficialmente e solennemente consacrata.
La dedicazione è avvenuta seguendo i riti previsti da Santa Romana Chiesa, che prevedono, per la dedicazione, l'omissione dei testi della liturgia del giorno e l’utilizzo, in loro vece, di testi propri del rito della dedicazione. Nonostante il periodo quaresimale le vesti dei celebranti erano tutte chiare e festive per un rito fra i più suggestivi e coinvolgenti, che si celebra una sola volta per ogni edificio di culto.
Il rito è cominciato con una breve processione verso l’edificio e, sulla porta di ingresso, i rappresentanti della comunità, dei progettisti e delle maestranze hanno consegnato le chiavi dell'edificio a monsignor Sanguinetti. Una volta entrato, il vescovo ha asperso i fedeli e le parti dell'edificio, in memoria del battesimo a cui hanno fatto seguito i riti propri della dedicazione come l'unzione dell’altare e delle pareti, a ricordare che, come Cristo, anche i cristiani sono un popolo consacrato a Dio, l’incensazione dell’altare, del popolo e delle pareti (perché la chiesa è luogo della preghiera che sale al cielo come l’incenso profumato) e l’illuminazione a festa dell’altare e della chiesa «perché Cristo è la luce – ha ricordato don Giuseppe – che risplende sul suo popolo e sul mondo».
Donatella Sini
Maestro delle cerimonie un orgoglioso don Giuseppe Delogu, parroco della frazione e direttore del Coro Teresianumu che, insieme al Coro della Confraternita di Santa Croce, ha magistralmente animato la solenne cerimonia. A venticinque anni dalla creazione della Parrocchia, avvenuta nel 1995 sotto il mandato del vescovo Paolo Atzei, ora arcivescovo emerito di Sassari, la comunità di Lu Bagnu ha finalmente una chiesa propria, ufficialmente e solennemente consacrata.
La dedicazione è avvenuta seguendo i riti previsti da Santa Romana Chiesa, che prevedono, per la dedicazione, l'omissione dei testi della liturgia del giorno e l’utilizzo, in loro vece, di testi propri del rito della dedicazione. Nonostante il periodo quaresimale le vesti dei celebranti erano tutte chiare e festive per un rito fra i più suggestivi e coinvolgenti, che si celebra una sola volta per ogni edificio di culto.
Il rito è cominciato con una breve processione verso l’edificio e, sulla porta di ingresso, i rappresentanti della comunità, dei progettisti e delle maestranze hanno consegnato le chiavi dell'edificio a monsignor Sanguinetti. Una volta entrato, il vescovo ha asperso i fedeli e le parti dell'edificio, in memoria del battesimo a cui hanno fatto seguito i riti propri della dedicazione come l'unzione dell’altare e delle pareti, a ricordare che, come Cristo, anche i cristiani sono un popolo consacrato a Dio, l’incensazione dell’altare, del popolo e delle pareti (perché la chiesa è luogo della preghiera che sale al cielo come l’incenso profumato) e l’illuminazione a festa dell’altare e della chiesa «perché Cristo è la luce – ha ricordato don Giuseppe – che risplende sul suo popolo e sul mondo».
Donatella Sini