La Nuova Sardegna

Sassari

«Ho visto da vicino il Covid-19»

di Vincenzo Garofalo

Parla Carlo Bua, il radiologo del Policlinico che ha individuato il caso: «In quarantena aspetto sereno»

17 marzo 2020
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SASSARI. «Vado avanti senza pensarci troppo. Misuro la temperatura due volte al giorno, sono in contatto quotidiano con l’Igiene pubblica che monitora le mie condizioni di salute, e passo il tempo facendo dei piccoli lavori di manutenzione in casa. Pensando alla mia famiglia, che non posso vedere».

Carlo Bua è un medico radiologo del policlinico Sassarese e dal 12 marzo è in quarantena, come i suoi colleghi, dopo che un paziente della chirurgia ricoverato nella struttura privata di viale Italia è stato trovato positivo al coronavirus. Sta in una seconda casa di famiglia, da solo, lontano da moglie e figli: «Sto bene, non ho nessun sintomo, rispetto il protocollo che c’è da seguire in questi casi e aspetto che questa quarantena finisca».

Bua è uno dei medici che è entrato in contatto diretto con il paziente 63enne positivo ai test per il Covid-19 e da giovedì scorso ricoverato nel reparto Malattie infettive dell’Aou di Sassari. È stato lui a scoprire, grazie a una tac, che il docente universitario aveva contratto il coronavirus. L’uomo era ricoverato nella clinica per un intervento chirurgico programmato. Un’operazione all’addome, di routine, cui il paziente era stato sottoposto la settimana precedente. In sala chirurgica è andato tutto bene, ma dopo l’intervento sono sorte delle complicazioni insolite. Fra queste un probabile versamento pleurico con conseguenti difficoltà respiratorie, lievi fino a quel momento. Carlo Bua, insieme con i tecnici di Radiologia, è stato quindi chiamato per svolgere degli accertamenti diagnostici: «Ho deciso di eseguire una tac anche al torace, e il risultato è stato impressionante», racconta. «Pochi giorni prima mi ero documentato proprio sul coronavirus e avevo consultato anche dei colleghi che lavorano in un ospedale del Comasco, in piena zona rossa, e quindi da settimane in prima linea contro questo nuovo virus», spiega.

«Quando ho visto le immagini della tac sul nostro paziente, mi sono subito balzate alla mente quelle che avevo visionato documentandomi sul Covid-19. Mi sono confrontato con la responsabile della Radiologia, e abbiamo convenuto che fossimo davanti a un sospetto di coronavirus». La Tac aveva evidenziato una broncopolmonite interstiziale bilaterale. È stato richiesto il tampone faringeo, e le analisi hanno confermato la presenza del virus. Il paziente è stato trasferito a Malattie infettive, l’ospedale è stato chiuso, i degenti, circa una ventina dimessi da giovedì a ieri, rispettando le loro condizioni cliniche. Il personale del Policlinico messo in quarantena. «Sono abbastanza sereno, con il paziente ho indossato da subito i dispositivi di protezione individuale, quindi guanti e mascherina, di cui mi sono dovuto dotare personalmente. Il tampone finora non è stato fatto a nessuno di noi perché non abbiamo manifestato sintomi», precisa. «Come riferiscono i colleghi che lavorano in Lombardia, in diversi casi è capitato che pazienti con i tipici sintomi, come febbre e tosse, risultassero positivi all'esame della Tac e negativi al tampone. E questo diventava positivo solo ripetuto qualche giorno più tardi. Per cui, se la nostra quarantena trascorrerà senza sintomi, non dovrebbe essere necessario fare i tamponi».

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