«Tamponi anche nei centri per i minori»
Ozieri, la fondazione La Speranza si appella alla Regione perché estenda i test alle comunità
01 aprile 2020
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OZIERI. Tamponi o test per rilevare l’eventuale contagio da Coronavirus per ospiti e operatori dei centri di accoglienza della fondazione La Speranza. È l’appello rivolto dal presidente della fondazione Sandro Cadoni alla presidenza della Regione, all’assessorato alla Sanità, all’Ats, al tribunale e procura per i minori, al sindaco e all’assessore alle politiche sociali di Ozieri e alla Comunità per minori della Sardegna, alle quali la fondazione chiede che vengano effettuati dei controlli nelle strutture residenziali della comunità alloggio per minori Tola-Gajas e della comunità di accoglienza per madri con bambini Satta-Sequi, rimasti aperti in questi giorni di quarantena in quanto strutture residenziali.
I due centri accolgono otto ospiti, e vi operano altrettante persone tra educatori e personale ausiliario, e sebbene la fondazione si sia subito attivata per ridurre le occasioni di contagio «ottimizzando i turni del personale», «eliminando le visite dei parenti degli ospiti e i loro rientri a casa» e «sospendendo i lavori di manutenzione e impedendo l’ingresso in comunità di tutte le persone non indispensabili al funzionamento delle strutture» queste precauzioni potrebbero non bastare.
«Nelle nostre comunità gli ospiti e le educatrici convivono e consumano insieme i pasti, ma non è possibile limitare le uscite del personale come lo si è fatto per gli ospiti – dice Cadoni – e nemmeno è facile mantenere le distanze prescritte, soprattutto con i più piccoli. Per questo chiediamo che siano eseguiti al più presto, e in seguito a scadenze regolari, su tutti gli ospiti, le educatrici e il personale ausiliario delle comunità i tamponi o i test per la verifica di eventuali positività al Covid-19».
Barbara Mastino
I due centri accolgono otto ospiti, e vi operano altrettante persone tra educatori e personale ausiliario, e sebbene la fondazione si sia subito attivata per ridurre le occasioni di contagio «ottimizzando i turni del personale», «eliminando le visite dei parenti degli ospiti e i loro rientri a casa» e «sospendendo i lavori di manutenzione e impedendo l’ingresso in comunità di tutte le persone non indispensabili al funzionamento delle strutture» queste precauzioni potrebbero non bastare.
«Nelle nostre comunità gli ospiti e le educatrici convivono e consumano insieme i pasti, ma non è possibile limitare le uscite del personale come lo si è fatto per gli ospiti – dice Cadoni – e nemmeno è facile mantenere le distanze prescritte, soprattutto con i più piccoli. Per questo chiediamo che siano eseguiti al più presto, e in seguito a scadenze regolari, su tutti gli ospiti, le educatrici e il personale ausiliario delle comunità i tamponi o i test per la verifica di eventuali positività al Covid-19».
Barbara Mastino