La Nuova Sardegna

Sassari

Porto Torres, il 23enne morto in Trentino è stato stroncato dalla meningite

di Gavino Masia
Porto Torres, il 23enne morto in Trentino è stato stroncato dalla meningite

La conferma dall’esame istologico effettuato dai medici dell’ospedale di Arco. La famiglia ora chiede la verità: vogliamo sapere se Gian Mario si poteva salvare

02 aprile 2020
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PORTO TORRES. Il giovane portotorrese di 23 anni che era stato trovato morto la mattina del 20 marzo in un appartamento di Nago-Torbole - comune della provincia autonoma di Trento – aveva la meningite. «Ci hanno informato canali ufficiali della sanità trentina – dice la sorella Emanuela – e non sappiamo di che tipo di ceppo era la malattia o se c’era dell’altro: così risulta dall’esame istologico, la prova che serve per fare una diagnosi, ma ancora non è stata effettuata alcuna autopsia sul suo corpo». Questo dunque il risultato delle analisi effettuate dai medici sul ventitreenne, che ha sofferto non poco nei giorni precedenti con un forte mal di testa e febbre alta.

Sofferenze che arrivavano nella casa di Porto Torres alla sorella e ai genitori, attraverso telefonate dove Gian Mario lamentava dolori che i medici dell’ospedale di Arco non sono riusciti a curare. Il giovane era partito l’anno scorso in Trentino per un lavoro stagionale ed era riuscito con grande caparbietà a trovare occupazione stabile in una lavanderia industriale. Il mese scorso aveva però cominciato ad accusare dolori forti alla testa e uno stato febbrile, che lo costrinsero a telefonare al centralino della polizia per poter avere il numero dell’Azienda sanitaria della zona. La cura con i medicinali non aveva comunque sortito effetti positivi e i sanitari trentini, sospettando un contagio da Covid-19 lo avevano sottoposto al tampone. La prima analisi aveva dato esito negativo e così anche il responso del secondo tampone, effettuato però dopo la morte di Gian Mario. «Mal di testa forte e febbre alta da parte di mio fratello facevano già supporre questa diagnosi – aggiunge Emanuela – e allo stato attuale noi non conosciamo se si tratta di una meningite con forma acuta o no e soprattutto se si sarebbe potuto salvare attraverso cure appropriate. Alla nostra famiglia non resta che aspettare il resto delle notizie e anche di capire se per quel ceppo di malattia dobbiamo fare la profilassi». La vicenda continua a tingersi di giallo, quindi, perché bisogna capire se quel tipo di meningite poteva essere riconosciuta in tempo per evitare la morte del giovane portotorrese. La famiglia rimane avvolta dal dolore ma vuole conoscere quanto prima la verità di quello che è successo a Gian Mario durante quella settimana di sofferenze atroci.

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