La Nuova Sardegna

Sassari

La Cisl: «Mancano protocolli, si naviga a vista»

La Cisl: «Mancano protocolli, si naviga a vista»

Il sindacato chiede ai vertici Aou di coinvolgere nell’Unità di crisi i sanitari e chi opera sul campo

04 aprile 2020
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La situazione del Santissima Annunziata è sempre critica e i segretario territoriale della Cisl Antonio Monni evidenzia una serie di criticità: «Il pm di Sassari ha ragione quando dice che per combattere il virus è necessario “trattare tutti i pazienti come fossero positivi”. Come non essere d’accordo, tuttavia però la triste realtà è ben lontana da quella prospettata dalla Procura, poiché a tutt’oggi siamo a contare le mascherine e quando mancano ci sono colleghi costretti a sanificarle per poterle riutilizzare». La carenza evidente, secondo il sindacato, è quella delle regole certe da applicare: «C’è una difformità di comportamento degli operatori in ordine alle procedure, nonché sull’utilizzo corretto dei dpi. Su questi aspetti rileviamo modi di agire diversi tra il personale, unità operative e strutture. L’impressione che avvertiamo è che si continua ad affrontare la diffusione del virus in modalità “difensiva”, manca un vero coordinamento intraospedaliero, mancano regole certe, insomma si naviga a vista. Non basta nominare Commissari esperti dell’emergenza, serve coinvolgere ed utilizzare le esperienze, le “nostre competenze”, ossia di chi ogni giorno mette piede in ospedale. A queste professionalità dobbiamo rivolgerci. Per queste ragioni auspichiamo ed approfittiamo del momento per lanciare un appello al neo Commissario Straordinario della Aou, ma anche a tutte le Direzioni aziendali. Abbiamo proposto che l'unità di crisi doveva essere implementata e coadiuvata da un gruppo di validi professionisti ospedalieri, cominciando ad esempio dai coordinatori sanitari capaci di governare e fronteggiare al meglio il diffondersi del contagio».

C’è inoltre un altro argomento sul quale è necessario fare chiarezza: i tamponi. «Occorrono notizie più precise sulle modalità ed i tempi di effettuazione degli screening, soprattutto al termine della quarantena col “doppio tampone”. A nostro avviso sarebbe utile che almeno gli i rappresentanti lavoratori per la sicurezza abbiano un rapporto diretto con il Dipartimento di prevenzione, i Medici competenti e soprattutto con l’Igiene pubblica, per confrontarsi sulle procedure di effettuazione degli screening, i destinatari ed infine sui tempi delle refertazioni».



La strage

Famiglia sarda sterminata in Germania, sgomento nell'isola: «Le loro radici sono qui, tornavano spesso»

di Giancarlo Bulla
Le nostre iniziative