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Sassari, l'Emporio della solidarietà: «Richieste raddoppiate ma uniti ce la faremo»

di Giovanni Bua
Sassari, l'Emporio della solidarietà: «Richieste raddoppiate ma uniti ce la faremo»

Il centro di San Paolo cambia faccia ma non si snatura. Mattia Mulas: «Tante le nuove esigenze, coordiniamoci per non sprecare»

08 aprile 2020
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SASSARI. Spese bisettimanali raddoppiate e consegnate a domicilio a oltre 40 famiglie. Aiuti che strabordano dal quartiere, e arrivano anche a paesi del circondario. Magazzino da controllare, per evitare ogni spreco. E da aggiornare, perché in tempi di didattica a distanza anche un personal computer è un bene di prima necessità, e ne sono già stati distribuiti quattro. Dieci volontari al lavoro, da casa, in giro per la città, impegnati a tenere in piedi la generosa rete dei donatori, a raccogliere le richieste di aiuto più urgenti e cercare di soddisfarle e dopo indirizzarle alle strutture di quartiere, alle parrocchie, alla Caritas, ai servizi sociali del Comune. E, in cabina di regia, come sempre Mattia Mulas, il vulcanico don Luciano Salaris, e il solito gruppo di sanpaolini doc.

Cambia pelle l’Emporio della Solidarietà, e lo fa rimanendo uguale a se stesso nel profondo. Perché il “modello” nato nel 2014, quando il giovane scout Mattia Mulas, allora 27enne, aprì insieme a due ragazze di 17 e 16 anni, Giulia e Paola, il primo Emporio dell’Isola, non si deve snaturare. E può anzi essere quello da cui ripartire.

Certo le 30 famiglie che si rivolgevano alla struttura della parrocchia di San Paolo Apostolo, in via Besta, hanno dovuto adattarsi: «Spesa una volta ogni due settimane – spiega Mattia Mulas – consegnata dai nostri volontari, solita libertà di scelta, usando il budget a disposizione, crediti che variano a seconda di condizione economica e composizione nucleo familiare. E raccomandazione a non accumulare. A non sprecare nulla. Gli aiuti non cesseranno. Anzi, se possibile, faremo ancora di più».

La platea però inevitabilmente si allarga, e le richieste arrivano da tutta la città, e anche dai paesi del circondario. «Sì – spiega Mulas – sono quasi raddoppiati. In questi casi valutiamo la richiesta, e spesso facciamo il primo intervento, la prima “spesa”. Nel mentre ci attiviamo per cercare un contatto nel quartiere, o nel paese, di chi ci ha cercato. La solidarietà è diffusa, noi non ci tiriamo indietro, ma non possiamo prendere sulle spalle tutta la città». Con qualche eccezione: «Sappiamo – spiega Mulas – che ci sono quartieri più in difficoltà di quello di San Paolo. E allora abbiamo destinato quattro computer, acquistati grazie a una donazione, a quattro famiglie in altre zone della città. Erano indispensabili per attivare la didattica a distanza per bambini e ragazzi, davvero un bene di prima necessità».

E anche la spettacolare macchina delle donazioni ha un po’ cambiato pelle. «Prima – sottolinea Mulas – i nostri donatori avevano dei “compiti”, si occupavano ognuno di una o più tipologie di merce, e rifornivano l’emporio, in cui chi aveva bisogno veniva ad “acquistare” con i suoi crediti. Ora sarebbe troppo complesso e rischioso, e quindi abbiamo attivato un Iban, a cui fare le donazioni. è IT 26R 01015 17209 000070267765, intestato alla parrocchia San Paolo apostolo Sassari. Bisogna specificare “Emporio - emergenza covid” nella causale. I soldi raccolti saranno utilizzati per acquisto di generi alimentari, bombole del gas e sostegno economico per utenze e affitti».

Soldi e non cibo, per un’emergenza che non è solo alimentare. «L’invito a non sprecare – spiega Mulas – a non accumulare, deriva anche dal fatto che i soldi serviranno per molte cose. La piccola rete economica che dava una mano a tante famiglie è crollata, e non serve avere il frigo pieno se non hai la bombola per cucinare».

Insomma il solito stile del “fare” marchio di fabbrica di don Luciano Salaris e della sua parrocchia che si conferma luogo di pensiero e di azione. Come dimostra la richiesta che Mattia più di tutte tiene a fare: «L’istituzione di un tavolo di emergenza che veda presenti le associazioni e i servizi sociali, per coordinare al meglio gli interventi. Solo uniti possiamo ripartire».

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