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Sassari, addio vecchia “movida”, ma il futuro è un rebus

di Roberto Sanna
Sassari, addio vecchia “movida”, ma il futuro è un rebus

In via Torre Tonda e piazza Tola serpeggia il disagio dei titolari dei locali. Piero Muresu: «Giusto fermarsi, ma lo Stato deve capire le nostre esigenze»

09 aprile 2020
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SASSARI. In principio fu la scommessa del Caffè Accademia, un bar aperto con lungimiranza recuperando un vecchio stabile alle porte del centro storico, a due passi dall’Università. Era il 2001, diciannove anni dopo via Torre Tonda è uno dei posti più gradevoli della città, brulica di attività commerciali e nella bella stagione è un vero e proprio “food district”, isola pedonale tra bar, ristoranti e localini di ogni genere. Così come piazza Tola, luogo caro a generazioni di sassaresi, rifiorita grazie al coraggio degli imprenditori privati. Un lungo cammino che adesso si trova davanti a tanti punti interrogativi: batosta economica a parte, nessuno sa come si svolgerà la nuova vita sociale quando le maglie delle restrizioni verranno nuovamente allargate. E attività commerciali abituate a vivere di grandi numeri, faranno fatica a riprendere il percorso.

Ripartire ma per gradi. «A spaventarmi è soprattutto la sensazione che lo Stato si sia dimenticato degli imprenditori che, come noi, lavorano nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento, sembra quasi che non esistiamo» dice Piero Muresu, che insieme al fratello Peppino ha avviato nel 2001 la trasformazione di via Torre Tonda e da una vita gestisce la discoteca Blu Star di Ossi. «Teniamo conto che noi per primi ci siamo fermati quando abbiamo capito che non esistevano più le condizioni di sicurezza – aggiunge –. Non c’erano ancora le restrizioni governative ma era impensabile andare avanti. Da lì in poi è stato un uragano e francamente non so come ne verremo fuori. Anche perché, per quanto mi riguarda, posso pensare di svolgere diversamente un lavoro che faccio da quarant’anni, ma non di inventarmi un nuovo mestiere. La prima cosa che dico è che bisogna comunque trovare il modo di ripartire. Sempre in sicurezza, a segmenti controllati di attività e territorio, ma non si può stare troppo tempo fermi perché invece del coronavirus ci ucciderà la fame».

Nuovo contesto. Il successo delle zone pedonali e dei “food district” di via Torre Tonda e piazza Tola ha riscritto la vita della città, specialmente nella bella stagione, ma sarà difficile rivedere tavolate cariche di gente o lunghe code di persone che si accalcano per acquistare un gelato o una birra. «Quando abbiamo aperto l’Accademia – racconta Muresu – ricordo che la mattina trovavamo le siringhe e le prostitute a fianco alla porta d’ingresso. Precedentemente il locale era un negozio di prodotti agricoli, lo abbiamo recuperato con un lavoro di fino. Adesso in questa via ci sono una trentina di attività che danno lavoro a oltre cento persone, la gente trova dal ristorante al bar specializzato nelle colazioni, al cocktail bar. Tanto che abbiamo costituito un centro commerciale naturale, che io rappresento. Noi seguiamo le regole, sapendo che come categoria siamo sicuramente quella maggiormente colpita da questa situazione. E noi per primi sappiamo che, lavorando sui numeri, è giusto che si riparta quando ci saranno le condizioni per lavorare come prima. Altre soluzioni, come per esempio quella delle consegne a casa, sono dei palliativi. Nel senso che può andar bene per un periodo limitato di tempo ma non è certo la soluzione definitiva».

L’aiuto dello Stato. «Chi ci governa dovrà capire tutte queste esigenze – conclude – anche valutando le situazioni. Faccio l’esempio di chi ha il locale in affitto ed è fermo da mesi: quando riaprirà, dovrà farlo sapendo che solo girando la chiave della porta d’ingresso si troverà sulle spalle dieci, ventimila euro di debiti solo dal locale. Difficilmente potrà sborsarli, a quel punto potrebbe intervenire lo Stato con una serie di agevolazioni fiscali per i proprietari delle mura che agevoleranno il pagamento dell’affitto ai titolari delle attività. Ne parleremo anche con gli altri rappresentanti dei centri commerciali naturali e porteremo le nostre istanze all’attenzione dei politici, sarà una ripresa lunga e dura e chi ci governa dovrà tenerne conto».

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