La Nuova Sardegna

Sassari

«Il mondo è cambiato, adattiamoci anche noi»

«Il mondo è cambiato, adattiamoci anche noi»

Giuseppe Marras: «La normalità che conoscevamo è finita». Fabio Nurra: «Addio agli aperitivi al bar»

09 aprile 2020
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SASSARI. «Il futuro è oggi, dovremo riadattarci a un nuovo mondo». Giuseppe Marras è un imprenditore che in via Torre Tonda ha investito tanto, aprendo due locali fuori dagli schemi (un’insalateria gourmet, “La Gourmerì”, e uno ispirato allo street-food, “Sgarro”).

Anche lui si trova davanti a una nuova era e preferisce andarle incontro con le giuste motivazioni: «Quella normalità che conoscevamo è finita, ne troveremo una nuova anche quando verrà trovato il vaccino al coronavirus. Dovremo riadattarci al nuovo mondo e il futuro saranno le consegne a casa. Cambierà il modello anche della ristorazione perché diminuiranno gli ingressi e i coperti, sarà difficile lavorare per esempio con le grandi tavolate e i buffet, situazioni nelle quali si lavorava sui numeri e con pochi margini che consentivano comunque di vivacchiare. Un problema che mi tocca da vicino, perché con le insalate e le consegne a casa e negli uffici posso comunque continuare a lavorare tranquillamente ma con l’altro locale immaginavo tavolini in cortile con intrattenimento musicale, questa emergenza ci ha tagliato le gambe e non so se sarà un modello sostenibile, magari dovrò pensare a qualcos’altro. Non sappiamo nemmeno come reagirà la gente, io per primo, adesso, non me la sentirei prendere un caffè con uno sconosciuto a pochi centimetri. Per la ristorazione poi ci sono diversi problemi. Per esempio, puoi anche organizzarti per l’asporto ma certi piatti, faccio l’esempio di una bistecca, non si prestano proprio. E poi c’è da registrare il rinnovato interesse della gente alla cucina in casa, ormai si possono acquistare a prezzi contenuti attrezzature professionali».

Fabio Nurra era stato uno dei primi a rianimare piazza Tola col suo ristorante “Fratelli Tola”, che poi ha spostato di qualche centinaio di metri in via Mercato e tira quasi un sospiro di sollievo: «Avessi il vecchio locale sarei terrorizzato, quelle sono situazioni che funzionano con la massa. Vedo in difficoltà anche i baretti dove all’aperitivo facevi un quarto d’ora di coda per arrivare al bancone. Io sto meglio perché ho una terrazza all’aperto dove posso distanziare i tavoli, ma tutto il resto è un’incognita, non sai se la gente uscirà e quanto potrà spendere. Anche noi ristoratori dovremo rivedere la formula, puntare più sull’accoglienza e meno sui piatti. E poi c’è sempre da esplorare il percorso delle consegne a casa».

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