La Nuova Sardegna

Sassari

Campo nomadi, slitta la chiusura

di Vincenzo Garofalo
Campo nomadi, slitta la chiusura

L’epidemia e la mancanza di alloggi fermano il trasferimento di 133 rom

10 aprile 2020
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SASSARI. L’emergenza coronavirus e la mancanza di appartamenti disponibili per le famiglie rom fa slittare ancora una volta la chiusura del campo nomadi di Piandanna. Il Comune avrebbe dovuto far sgomberare l’area di sosta alle porte della città il 31 marzo, ma si è trovato di fronte a due ostacoli. Uno, non preventivato, è la pandemia da Covid-19, che vista l’emergenza e i rischi di contagio che aumentano con gli spostamenti, hanno suggerito alla giunta comunale di approvare una nuova proroga. Anche perché a rendere impraticabile lo sgombero del campo di Piandanna c’è un altro ostacolo, ben noto, da mesi, all'amministrazione: trovare una sistemazione adeguata alle centotrentatré persone che abitano nei prefabbricati dell’area di sosta. Da oltre un anno il Comune pubblica a intervalli più o meno trimestrali degli avvisi per trovare alloggi sfitti da assegnare a canone di mercato alle undici famiglie rom ospitate nel campo nomadi. A disposizione c’è un contributo di 545 mila euro erogato dalla Regione. Finora gli avvisi erano stati puntualmente snobbati dai proprietari di case sassaresi, tanto che la Giunta già quattro volte era stata costretta a far slittare sgombero e bonifica del campo rom, che nei programmi iniziali avrebbe dovuto essere chiuso prima il 31 dicembre 2018, poi il 30 giugno 2019, quindi il 30 settembre, poi il 31 dicembre, fino ad arrivare al 31 marzo scorso, con il quinto slittamento. Questa volta però il Comune aveva ricevuto le manifestazioni di interesse da due cooperative che avevano dato la loro disponibilità ad affittare un paio di appartamenti alle famiglie rom. Solo che questo non avrebbe risolto granché. A Piandanna vivono 11 famiglie e 133 persone, con molti minori, divise in due aree: una per la comunità bosniaca Korakhanè, di religione musulmana, e una per la comunità serba, di religione ortodossa, Dazikhanè. Palazzo Ducale avrebbe a disposizione anche altri due appartamenti di sua proprietà, ma anche così la soluzione non sarebbe sufficiente. Alcuni nuclei familiari originari della Bosnia avevano fatto richiesta di rimpatrio cercando di usufruire di un programma di rientri specifico, ma poi ha vinto la burocrazia e tutto è sfumato. E ora quel tipo di soluzioni non è più autorizzato. Intanto le undici famiglie restano in un campo trasformato in bomba ecologica, con montagne di rifiuti che lo circondano e che spuntano fra le baracche dell’area abitata dai rom della comunità bosniaca.

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