La Nuova Sardegna

Sassari

«Lo Stato aiuti le imprese a ripartire»

di Roberto Sanna
«Lo Stato aiuti le imprese a ripartire»

Gavino Sini, presidente della Camera di Commercio: il turismo è il settore più colpito in Sardegna, si rischia il tracollo

12 aprile 2020
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SASSARI. «Questa è un’emergenza straordinaria, drammatica e complessa. Non era mai successo che si fermasse l’ottanta per cento delle attività produttive e l’altro venti per cento lavorasse a bassi ritmi. Ci sono poche risorse e quelle che stiamo mettendo in campo servono soprattutto a tenere a galla le imprese, ma quando sarà il momento di farle ripartire rischiamo di non avere più nulla da dare». Gavino Sini, presidente della Camera di commercio del Nord Sardegna, dopo diciotto anni sta per passare la mano ma ancora deve gestire uno dei momenti e più brutti della storia: «Non che prima stessimo bene, ma guardandoci alle spalle scopriamo che forse non eravamo così poveri e qualche opportunità si stava creando».

Prima o poi l’emergenza finirà: come si può ripartire?

«Il concetto che non si può accettare è quello dell’immunità di gregge, dove sopravvivono solo i più forti: vale anche per le imprese. Le istituzioni, chiaramente, non erano preparate a un evento di questa portata, stanno facendo il possibile e devono fare il possibile. Vero che ogni cambiamento genera opportunità, ci saranno, ma ora i cittadini e le imprese non sono in grado di vederle. Per questo dico che, nel rispetto di tutte le esigenze sanitarie, prima si riparte meglio è. Anche perché le imprese si troveranno alle prese con tutta una serie di adempimenti e regole che non conoscevano e quindi prima ci si confronta con queste nuove regole, prima ci si abitua».

Si stanno già mettendo in campo le prime risorse.

«Anche noi, come Camera di commercio, stiamo preparando un piano straordinario che definiremo nei prossimi giorni, ma capite anche che ci sono tantissime imprese che hanno bisogno di questo aiuto. Il problema del piano messo a punto dal governo è che comunque devi passare sotto le forche caudine delle banche e indebitarti, può anche starmi bene, ma fra sei mesi, o meno saremo al punto di partenza perché se stai fermo non hai liquidità e nulla da dare in garanzia. Resta un discorso difficile perché le risorse sono poche e le scelte non vengono fatte con serenità. Tra l’altro, c’è il problema dei vincoli che lo Stato impone alla Regioni e ai Comuni nei loro bilanci».

Quali sono le prime mosse da fare?

«Da noi il settore che ha preso la prima mazzata è quello del turismo, che sulla carta è il dieci per cento del nostro Pil ma se consideriamo l’intera filiera vale molto di più. Abbiamo perso il 2020, dobbiamo lavorare per non perdere il 2021. Serve un intervento concreto dello Stato non più procrastinabile, parliamo di imprese che, con le nuove regole di distanziamento sociale, non raggiungeranno mai il volume di affari del 2019. Allora lo Stato deve togliere i pesi dalle spalle: come si fa a pagare le tasse su una stanza d’albergo vuota o un locale con la serranda abbassata? Per questo dico che mi sta anche bene passare per le banche, ma si devono tagliare i costi. E recuperarli magari spalmandoli nei cinquant’anni successivi».

Si parla spesso di percorsi tortuosi dal punto di vista burocratico.

«In tempo di guerra si usano codici di guerra, in tempo di pace codici di pace. Siamo in tempo di guerra, i percorsi amministrativi devono essere rivisti e accorciare la distanza tra una decisione e il momento nel quale diventa efficace. Ho visto buoni segnali dalla Regione, anche i 600 euro alle famiglie sono importanti perché vengono spesi e quindi si rimettono in circolo».

Qualche luce in fondo al tunnel?

«Dovendo trovare qualche spiraglio, la chiusura ci ha fatto apprezzare il locale, c’è stato un ritorno alla filiera del primario. E nei prossimi mesi tutti si muoveranno e consumeranno nella prossimità: il problema è che in Sardegna siamo pochi. Poi c’è stata, volenti o nolenti, un’accelerazione della trasformazione digitale».

La ripartenza porterà sicuramente dei cambiamenti.

«I cambiamenti vanno cavalcati. Sarà necessario avere un progetto del futuro, che non è più quello che immaginavamo due mesi fa. Nel momento in cui si chiedono grossi sacrifici alle persone e alle imprese, chi governa ha l’obbligo di trovare strategie, risorse e alleanze per la fase di rilancio. Resisteremo, ci confronteremo in un mondo dove il mercato chiederà maggiore attenzione e cura della persona e i valori ritorneranno ad avere un ruolo centrale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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