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Coronavirus, drappi neri negli hotel sardi: il turismo chiede aiuto

Coronavirus, drappi neri negli hotel sardi: il turismo chiede aiuto

Mura, Federalberghi: non vediamo un euro da ottobre, il Consiglio ci sostenga. Deriu, Pd: serve un fondo regionale per la tutela delle strutture e dei lavoratori

13 aprile 2020
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SASSARI L’isola è in ginocchio, la stagione è compromessa e il mondo del turismo lancia il suo grido d’aiuto. E lo fa con un gesto simbolico: un drappo nero in ogni hotel e ristorante per onorare i caduti dell’epidemia del Covid-19 e nel contempo per richiamare l'attenzione di tutti sulla gravissima crisi che ha investito le strutture ricettive e in generale il sistema turistico regionale. L’idea, partita da Federalberghi Sud Sardegna, ha fatto registrare il 90 per cento delle adesioni.

«È un segnale della grande difficoltà che stiamo vivendo – spiegato il presidente Fausto Mura – tutti stanno attraversando una crisi senza precedenti, ma la nostra ripartenza a regime è prevista per il 2022, siamo tra le poche attività non protette». Per il numero degli albergatori del sud dell’isola sono a rischio 50mila famiglie che vivono di soli hotel, senza considerare l’indotto. «Il mercato che ci aspetta sarà molto diverso e oneroso con investimenti ingenti per poter lavorare, pensiamo anche solo con la bonifica delle camere – dice ancora Mura –. In questo momento lo Stato non ci ha scontato un solo euro, paghiamo Imu, Tari e Tasi a metro quadro come se gli alberghi fossero sempre pieni, invece noi siamo vuoti e chiusi. È necessario fare in fretta, altrimenti verrà cancellato il sistema turistico della Sardegna. Il decreto Conte ci ha invitato a indebitarci di più, ma noi siamo già indebitati, non vediamo un euro da ottobre perché siamo chiusi da sei mesi, non abbiamo più gli acconti delle prenotazioni e quindi non c'è la liquidità per ripartire, registriamo un reddito pari a zero». Mura si rivolge a tutti i consiglieri regionali. «Il comparto nel bilancio regionale ha sempre contato lo 0,45 per cento, non abbiamo mai chiesto nulla, ma in questo momento ci sentiamo di doverlo fare perché il 20 per cento del Pil della Sardegna è rappresentato da noi, è il momento di decidere se ci sarà di nuovo turismo in Sardegna oppure no».

I primi a raccogliere, in qualche modo, l’appello sono i consiglieri del Pd che, primo firmatario Roberto Deriu, sollecitano la Regione affinché predisponga un piano di rilancio del turismo sardo, settore colpito da una profonda crisi a causa dell'emergenza Coronavirus.

«Fino a quando la pandemia non cesserà sarà impossibile per gli alberghi operare in Sardegna – sostengono i dem –. Inoltre, la chiusura attuale della maggior parte delle strutture ricettive mette in pericolo centinaia di posti di lavoro, contratti a termine non rinnovati, turnazioni, part-time». Il Pd ritiene necessario l'intervento della Regione «attraverso la costituzione di un fondo regionale per la tutela e salvaguardia delle strutture ricettive, nonché un utilizzo degli alberghi per affrontare l’attuale emergenza sanitaria e per la futura fase 2 dell’emergenza Covid-19». Tra le proposte dei consiglieri del Pd c'è anche la predisposizione di un programma per l’utilizzo e l’amministrazione delle spiagge nella stagione estiva ormai alle porte. Misure indispensabili per garantire la sopravvivenza e la futura ripartenza del comparto turistico in Sa rdegna. (al.pi.)

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