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Sassari

I veterinari sardi: «Gli animali non ci contagiano: per favore non abbandonateli»

I veterinari sardi: «Gli animali non ci contagiano: per favore non abbandonateli»

Come ci si deve comportare con gli animali di affezione, in questo periodo? Dagli Ordini dei Veterinari delle Province di Sassari e Oristano arriva un intervento che mette alcuni punti fermi

24 aprile 2020
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SASSARI. Come ci si deve comportare con gli animali di affezione, in questo periodo? Dagli Ordini dei Veterinari delle Province di Sassari e Oristano arriva un intervento che mette alcuni punti fermi: «In quest’ultimo periodo sui social, in televisione e sui mezzi di informazione, vengono riportate notizie sul rapporto uomo-animale-Coronavirus non sempre ponderate, che potrebbero portare a quel fenomeno che i tutti temiamo: l’abbandono degli animali domestici, per paura che possano contagiarci».

Gli studi e le ricerche. Ricostruiamo per gradi tutti gli studi e le ricerche sinora compiuti in campo animale. Come è noto (o dovrebbe esserlo per via della formazione continua in Medicina Veterinaria) a tutti i medici veterinari, sino ad ora al mondo si sono segnalati soltanto cinque casi di persone ammalate di Coronavirus che hanno trasmesso l’infezione (peraltro leggerissima) agli animali. Si tratta di: un cane volpino di 17 anni (Hong Kong) paucisintomatico, un cane pastore tedesco di due anni (Hong Kong), senza sintomi; un gatto in Belgio con gastroenterite; un gatto ad Hong Kong asintomatico; una tigre a New York (zoo con cinque tigri in tutto) con lievi sintomi respiratori e inappetenza. Su tutti questi animali, a scopo di ricerca, sono stati effettuati dei controlli i quali hanno evidenziato una bassissima carica infettante, tale da confermare che la trasmissione del virus avviene ad opera dell’uomo e non ad opera degli animali. La stessa Oie (Organizzazione mondiale per la salute animale) ribadisce che nonostante, allo stato attuale, non vi siano evidenze scientifiche che gli animali possano rappresentare un rischio di trasmissione del virus SARS-CoV-2, agente eziologico del Covid 19 per l’uomo, poiché la via principale della trasmissione di detto virus è il contagio interumano, viene raccomandato di utilizzare l’approccio One Health per condividere informazioni ed effettuare una valutazione del rischio mirata a decidere, sotto il profilo epidemiologico e qualora le risorse siano disponibili, se testare un animale da compagnia che ha avuto contatti stretti con una persona/proprietario infetto da Covid-19.

Le linee-guida. Indicazioni e chiarimenti contenuti nelle linee-guida hanno anche lo scopo di impedire possibili congetture, pregiudizi e speculazioni che porterebbero ad una immotivata zoofobia, prevenendo così fenomeni di abbandono degli animali d’affezione come cani e gatti con conseguente aumento del randagismo. Lo stesso Ministero della Salute, attraverso una nota agli uffici competenti, fa sapere che al momento non è dimostrato che gli animali possano fungere da diffusori dell’infezione. Ma per un mero principio di precauzione, a scopo conoscitivo, si ritiene necessaria una sorveglianza attenta. Ciò sia per garantire contestualmente la sanità pubblica e, non da ultimo, per fornire alla popolazione informazioni chiare, evitando la circolazione di notizie allarmistiche tra i cittadini, derivanti dall’interpretazione da parte degli organi di informazione, di studi sperimentali che devono essere valutati in un contesto scientifico.

Due scenari. In questo contesto si prevedono due scenari sulla gestione degli animali d’affezione nel caso di infezione umana da Coronavirus di un componente del nucleo familiare. Il primo scenario prevede che i cani restino assolutamente presso la famiglia; essi verranno accompagnati per le esigenze fisiologiche dai parenti del malato, o in alternativa, da amici e/o volontari, analogamente a quanto avviene abitualmente. L’altro scenario prevede che, se i componenti del nucleo familiare risultassero tutti infetti, gli animali “soli” vengano condotti da altre persone con le dovute attenzioni (mascherina FFp2 e guanti). Ove nessun volontario possa accudire gli animali, gli stessi verrebbero temporaneamente ospitati nel canile sanitario. Crediamo con questo di poter ribadire che i nostri animali non trasmettono l’infezione all’uomo.

La gestione. Chiarito il concetto che gli animali non ci trasmettono il virus, ma sono a loro volta vittime ignare del nostro contagio, la FNOVI (Federazione nazionale degli Ordini veterinari italiani) ha predisposto alcune misure sulla gestione degli animali con proprietari positivi al Coronavirus, allo scopo di tutelare i veterinari nel rapporto con la clientela e offrire comunque un servizio indispensabile per le cure degli animali condotti a visita presso le strutture veterinarie. La Federazione ci consiglia l’uso costante dei dispositivi di protezione individuale, dalle mascherine agli occhiali/schermi, ai guanti monouso, l’uso dei gel a base di alcool, la distanza di almeno un metro; inoltre occorre ridurre al massimo la presenza delle persone (visite per appuntamento); pulizia e sanificazione ambientale, ricambio aria. Il virus viene inattivato in un (1) minuto attraverso la disinfezione con alcool denaturato al 61/72%, oppure con ipoclorito di sodio (Varecchina) allo 0,1%.

Ordini dei Medici Veterinari delle province di Sassari

e Oristano
 

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