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Coronavirus, il sindaco di Sassari: "Non siamo pronti per accogliere i turisti"

Giovanni Bua
Il sindaco di Sassari Nanni Campus
Il sindaco di Sassari Nanni Campus

Nanni Campus esprime dubbi sulla riapertura anticipata sostenuta pur con prudenza dalla Regione

02 maggio 2020
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SASSARI. «Non siamo pronti ad accogliere i turisti, e non lo saremo. Perché i problemi che hanno portato alla situazione attuale, la falla che si è aperta nella nostra sanità e soprattutto nella nostra rete di assistenza territoriale, è sempre presente. E, se da una parte è giusto che con numeri minori in senso assoluto, come Sardegna non dobbiamo aspettare Milano o la Lombardia, è anche chiaro che non possiamo nemmeno aspettare i lombardi o i veneti, che vengano da noi a passare la convalescenza». Mette la prua contro la Regione il sindaco di Sassari Nanni Campus. E contro la richiesta di riapertura anticipata che sta mettendo in piedi il governatore Solinas. E lo fa durante un occasione ufficiale, e importante, il primo consiglio comunale di fatto dedicato all'emergenza Coronavirus, alla sua gestione dal punto di vista sanitario e alle prospettive di ripresa economica. Un dibattito ampio, in cui hanno trovato spazio ben 11 iniziative consiliari, presentate durante il mese e mezzo di chiusura delle attività d'aula, e condensate in due macro-blocchi: sanitario ed economico.E, proprio rispondendo a una mozione presentata dal Pd, e introdotta da un accorato intervento di Carla Fundoni che chiedeva al sindaco di esprimersi con forza contro una riapertura prematura e immotivata, Campus ha rotto gli indugi, chiarendo quale sarà la sua posizione ufficiale in merito, che potrebbe portare, come già successo per "le corsette" vietate a lungo solo a Sassari, a clamorose decisioni.

«L'ordinanza del 4 maggio è già pronta - ha spiegato il primo cittadino - ma aspettiamo lumi dalla Regione. Infatti ben poco può fare il primo cittadino, nonostante si dica sbagliando che è la massima autorità sanitaria, e ben poco può fare il consiglio comunale. Se non discutere, analizzare. L'unico spazio concesso è essere più "duri" di quanto gli altri dicano di essere. E, nel limite dei mezzi a nostra disposizione, lo siamo stati. Abbiamo cercato di difendere la nostra città, perché in questa città c'è stata una falla, dolorosa e drammatica, che si è dimostrata all'interno delle case di riposo e dell'ospedale. Il sistema va rivisto, ma non può essere il sindaco di Sassari a farlo. Serve un impegno della Regione. Dei centri decisionali che siano vicini alla città e al territorio. E una medicina territoriale da ricostruire. Perché lì è stata la falla. Che è tutt'altro che tappata, anche se la situazione è certamente migliorata. Certo, in qualche modo bisogna ripartire. Ma anche qui servono risposte, che rendano meno cervellotiche le erogazioni dei fondi a livello statale e regionale. Ancora non sappiamo come dare gli 800 euro. E finché l'Inps non finirà di distribuire i 600 non possiamo partire. Così possiamo fare davvero poco, e le risorse che useremo le dovremo togliere a qualcos'altro».

«Prediamo atto con piacere della posizione del sindaco - ha sottolineato il capogruppo Pd Giuseppe Masala - e, pur capendo l'urgenza di trovare risposte per l'economia in crisi, pensiamo che da Sassari debba arrivare una risposta forte contro l'avventurismo di certe scelte della Regione. Il prezzo che abbiamo pagato è già troppo alto».

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