La Nuova Sardegna

Sassari

«Tutti malati ma niente tamponi»

di Nadia Cossu
«Tutti malati ma niente tamponi»

Intera famiglia coi sintomi del Covid. Test solo all’anziano: positivo. La nuora: ci sentiamo abbandonati

05 maggio 2020
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SASSARI. Un’intera famiglia con sintomi tipici del Covid 19: febbre, tosse, affanno, stanchezza eccessiva, gusto e olfatto assenti. Tutto è cominciato il 7 marzo quando, uno alla volta, i componenti di questa famiglia sassarese – marito, moglie, due bambini (fortunatamente solo “sfiorati” da un po’ di raffreddore e mal di gola) suocero e suocera – hanno cominciato a stare male.

È Alessandra, 38 anni, a raccontare questa storia che ha dell’incredibile non tanto per la quasi certezza assoluta che il virus abbia colpito tutto il nucleo familiare ma perché ad oggi solo il suocero – ricoverato in ospedale dopo un aggravamento delle condizioni di salute – è stato sottoposto al tampone. L’esito, manco a dirlo: positivo.

«Nonostante questo – racconta amareggiata Alessandra – a nessun altro di noi è stato fatto il test e, a distanza di due mesi, io sto ancora male. Oltre alla febbre, per fortuna passata, a marzo ho avuto un’orticaria che si è manifestata in tutto il corpo. Ora quei puntini rossi si sono trasformati in macchie più grandi e stamattina avevo intensi brividi di freddo. Ho chiesto più di una volta che mi facessero il tampone, inutilmente. Ci chiamano tutti i giorni a casa, questo sì, ma non è sufficiente. Ci siamo sentiti e ci sentiamo abbandonati da due mesi. E di mezzo ci sono anche due bambini di 12 e 9 anni».

Tutto accade nel giro di pochi giorni. Il 7 marzo alla suocera di Alessandra viene la febbre. Vivono in campagna e le loro case sono confinanti. «Spesso miei suoceri stanno da noi, badano ai nipotini quando io e mio marito non ci siamo». Il 9 marzo, è un lunedì, febbre anche per Alessandra. Dopo due giorni sta male anche suo marito e il giovedì è la volta del suocero. Solo ai bambini non viene la febbre. «Eravamo devastati, dolori alle ossa, brividi, un’incredibile stanchezza che ci costringeva a stare a letto giorno e notte. A quel punto mia suocera ha chiamato il numero di emergenza Covid, ha spiegato loro la situazione e le hanno chiesto se avessimo avuto contatti con persone arrivate dal nord Italia. Lei ha risposto di no e allora le hanno detto che saremmo dovuti rimanere a casa e che ci avrebbero contattato per sapere come stavamo».

E qui, secondo Alessandra, sta la prima falla. «Era impossibile sapere se i miei suoceri avessero o meno avuto contatti con persone che erano state al Nord. Loro ad esempio frequentano una scuola di ballo, sapevano di sè ma non delle altre coppie». E poi c’è un ulteriore e importante dettaglio. «Quel fine settimana scoppiano i primi casi a Casa Serena. Il primo marzo miei suoceri erano stati lì per la festa di carnevale, perché c’è un loro familiare ospite della residenza. E se il contagio fosse avvenuto in quella occasione?». Possibile, visto che il malessere arriva proprio sei giorni dopo, il 7 marzo.

Da quel momento inizia l’incubo. «Mio marito e mio suocero hanno avuto la febbre per due settimane, io solo un giorno ma poi ecco arrivare l’orticaria. Il medico pensava fosse un’allergia alimentare ma in quel periodo non avevo appetito e quindi non stavo mangiando. Ho preso il cortisone e un po’ è diminuito». Si aggrava invece il suocero: «Il 18 marzo, dopo la terza chiamata al 118, finalmente viene portato in ospedale. Il tampone dà esito positivo. A noi tutti viene solo detto di restare a casa. Niente tamponi. Ma era evidente che eravamo positivi. Mio marito, che nel frattempo si era ripreso, doveva per forza tornare al lavoro e ha chiesto con insistenza di essere sottoposto al test. Alla fine gliel’hanno fatto, era negativo. Io invece sono ancora in questo stato. Con macchie in tutto il corpo e brividi di freddo. Oggi (ieri per chi legge ndc) sono stata contattata dall’ufficio Igiene. Venerdì a San Camillo farò il tampone! Intanto mio suocero, che era stato dimesso il 25 marzo, è di nuovo in ospedale: probabilmente si è formato un trombo nella gamba...».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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