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Diana rompe gli indugi: «A Stintino si riapre»

Diana rompe gli indugi: «A Stintino si riapre»

Da oggi via libera a parrucchieri, estetisti, negozi di abbigliamento, calzature, gioielli e profumerie

11 maggio 2020
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di Giovanni Bua

SASSARI

Sdoppiare le classi, con i doppi turni, o dimezzarle alternando presenza e didattica a distanza? Coprire i buchi di organico che si creeranno con un concorso ordinario o con uno per titoli? Interrogativi fondamentali, ai quali però non si è data nessuna risposta. Nonostante siano le fondamenta su cui costruire la riprese della scuola. A porli, e proporre le sue risposte, Rosario Musmeci, educatore e assessore provinciale all’Istruzione dal 2010 al 2015. Che sottolinea come, nonostante a settembre si auspichi il rientro a scuola, rischiamo di farci trovare completamente impreparati. «La scuola è trambusto, moltitudine, corpo a corpo – sottolinea – campanella e sgambetto. La scuola non è pacatezza, fila per due e braccia conserte; distanziamento sociale e silenzio. E’ il tempo e l’ambiente condiviso che permette a tutte le sue componenti di convogliare emozioni, esperienze e vissuto, di praticare l’ascolto attivo e comprendere le dinamiche del gruppo classe e del macrocosmo scolastico: mettersi in gioco. La didattica a distanza non è scuola e neanche un suo surrogato. L’esatto contrario dell’incontro e della reciprocità, elementi fondamentali dell’essere/fare scuola. Certo è una opportunità che in talune occasioni può risolvere un problema. Niente di meno e niente di più».

«In questi giorni – spiega Musmeci che è stato, tra le altre cose, anche consulente nell’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione - si è sentito tutto ed il suo contrario. Sdoppiare le classi, immaginando doppi turni, o in alternativa, dimezzare le classi alternando la didattica in presenza con quella a distanza? Reclutamento del personale docente con un concorso “ordinario” per titoli e crocette o per soli titoli? Prima di avviare una analisi di sistema più strutturata, è necessario sgombrare il campo da questi due aspetti, trattandoli con lo sguardo rivolto al futuro». «La classe, ovvero la cellula base dei pari età, deve essere compatibile con una didattica laboratoriale e partecipativa (da un minimo di 12 ad un massimo di 16 allievi), se questo significa sdoppiare, si sdoppino le classi. Questa dimensione, in grado di garantire un distanziamento equilibrato, è generalmente compatibile con la superficie media delle nostre aule. Anche perché le eventuali criticità non si evidenziano nel caso della lezione frontale, docente in cattedra e tutti seduti».

«Chi sceglie di svolgere la funzione educativa e docente lo dovrà fare con consapevolezza e responsabilità – continua Musmeci – attraverso la partecipazione ad un percorso di formazione specialistica abilitativo all’insegnamento quale unica condizione per l’accesso alle graduatorie per la copertura dei posti vacanti con passaggio automatico al ruolo dopo due annualità consecutive di attività didattica».

«Oggi, abbiamo bisogno di stabilizzare precari – spiega Musmeci – per avviare un processo virtuoso. Presupposto indispensabile perché il prossimo anno scolastico inizi nei tempi giusti, con in minor numero di incertezze possibili ed il massimo grado di serenità. Un concorso per titoli significa regolarizzare un rapporto di fatto esistente. Con l’attuale sistema, inoltre, anche se nella condizione precaria, i docenti che hanno maturato, una anzianità di servizio che li porta in cima alle graduatorie, continueranno, comunque, a frequentare le medesime aule».

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