La Nuova Sardegna

Sassari

Atp, a Sassari pochi bus e a numero chiuso

Luigi Soriga
Atp, a Sassari pochi bus e a numero chiuso

Protestano gli utenti lasciati a piedi: «Aumentate le corse». L’Azienda: «Chiedetelo alla Regione»

12 maggio 2020
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SASSARI. Autobus semivuoti, al massimo undici passeggeri alla volta nonostante la capienza sia di 105 persone. E in più molti mezzi parcheggiati in deposito, e solo il sessanta per cento viaggiano per le strade cittadine. L’Atp in questa “fase due” opera con il limitatore inserito. Non è una strategia aziendale, tutt’altro. Sono semplicemente le direttive imposte dall’alto, perché in questo frangente di post emergenza è ancora la Regione che detta le regole. E il trasporto pubblico è ben lontano dai suoi normali bioritmi.

I primi ad accorgersi di questo operare a mezzo servizio sono naturalmente gli utenti. Nella pagina facebook dell’Atp le segnalazioni dei disagi sono diverse, e il minimo comune denominatore è generalmente questo: l’autobus tira dritto davanti alla fermata lasciando a piedi le persone che aspettano. Il motivo? Aveva già raggiunto il tetto massimo di passeggeri, nessuno a bordo aveva prenotato la discesa, e dunque l’autista aveva l’obbligo di rispettare le condizioni di sicurezza e andare avanti. Ma per chi resta a terra è un grosso problema, specialmente se il bus è il vettore col quale va ogni mattina al lavoro. Significa accumulare dieci minuti di ritardo se si è molto fortunati, oppure mezz’ora se l’intervallo tra una corsa e l’altra è ben più ampio.

«Purtroppo siamo consapevoli dei disservizi e delle lamentele – spiega il presidente dell’Atp Paolo Depperu – e stiamo facendo i salti mortali per venire incontro alle esigenze dell’utenza. In questa fase però non dipende da noi, il nostro margine decisionale è ridotto, abbiamo le mani legate e doppiamo attenerci alle disposizioni regionali. Venerdì scorso abbiamo inviato una lettera all’assessore dei Trasporti, chiedendo di avere più margine d’azione. Se non è possibile ospitare più passeggeri, abbiamo chiesto la possibilità di incrementare le corse mobilitando più mezzi. Prima avevamo l’autorizzazione per il 50 per cento degli autobus, dal 4 maggio abbiamo ottenuto il 60 per cento, contiamo a breve di poter arrivare al settanta. Stiamo cercando di far capire agli utenti che in questo scenario difficile, l’attore più penalizzato siamo proprio noi. Perché stiamo operando in regime di costante perdita, con pochi mezzi e per giunta semivuoti. Maggiori saranno le forze in campo e più aumenterà la bigliettazione, saliranno le entrate e migliorerà il servizio per la città. Noi abbiamo solo l’interesse a potenziare i collegamenti».

Mettere delle pezze a un sistema con troppi limiti, diventa un’impresa: «Ci stiamo muovendo in questo modo – dice Depperu – i mezzi sono dotati di dispositivi che contano i passeggeri. Quindi abbiamo il quadro dei flussi per tratta e per orario. Sulla base di questi dati cerchiamo di calibrare la dislocazione dei mezzi. E in più sono utilissime le segnalazioni che ci inoltrano di volta in volta i nostri autisti». Succede questo: quando un autobus ha già raggiunto la massima capienza tollerata in regime di emergenza post covid, e quindi non può consentire l’accesso ad altri passeggeri e tira dritto alle fermate, il conducente segnalerà in centrale di aver lasciato a piedi un tot di utenti. «A quel punto noi cerchiamo di inviare un altro autobus di supporto su quella linea – spiega il presidente – provando a ridurre al massimo l’attesa nelle fermate ignorate dall’autista. Generalmente nell’arco di un quarto d’ora al massimo, arriverà il secondo autobus che finalmente potrà caricare tutte le persone in attesa».

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