La fase 2 in corte d’appello inizia con un’assoluzione
di Nadia Cossu
Il titolare di un frantoio era accusato di aver rubato la legna in un oliveto In primo grado era stato condannato a tre anni anche per danneggiamento
14 maggio 2020
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SASSARI. In un’atmosfera surreale, con corridoi praticamente vuoti e avvocati e magistrati muniti di mascherina e guanti già all’ingresso, martedì si è celebrato in corte d’appello il primo processo post Covid. Non un rinvio, come forse in molti si aspettavano. Il processo si è discusso e il collegio ha anche emesso la sentenza. Imputato assolto.
La vicenda ha origine molti anni fa quando Antonio Salaris, proprietario di un frantoio a Bancali, in seguito a un accordo stipulato con la proprietaria prende un terreno in comodato d’uso per sei anni. Un oliveto in completo stato di abbandono che lui comincia a ripulire. Pota gli alberi, raccoglie le olive, produce l’olio. Ma dopo qualche mese ecco la brutta sorpresa per Salaris. La proprietaria, sostenendo che avesse fatto una potatura troppo “violenta” degli alberi, lo caccia via e, ancora peggio, lo denuncia per danneggiamento e furto. Il primo reato gli viene contestato proprio per via di quel taglio a detta della signora non adeguato. In più l’uomo viene accusato di essersi rubato la legna d’olivo.
Il processo in primo grado dà ragione alla parte civile e Salaris si ritrova con una sentenza di condanna a tre anni di reclusione.
Il suo avvocato difensore Giulio Cabigiosu appella la sentenza e martedì mattina il processo è approdato in corte d’appello davanti al collegio presieduto dal giudice Maria Teresa Lupinu (a latere Marina Capitta e Maria Grixoni).
L’avvocato Cabigiosu ha da sempre sostenuto nella tesi difensiva che il suo assistito, utilizzando quel terreno in comodato d’uso, aveva tutto il diritto di curarlo come riteneva opportuno ed eventualmente anche di usufruire dei beni presenti (la legna nella fattispecie). Nessun reato dunque era stato commesso, tanto meno quello di furto. Il legale nella sua arringa ha spiegato come la potatura degli alberi fosse avvenuta in funzione della raccolta meccanica delle olive.
Al termine della discussione (la proprietaria si era costituita parte civile con l’avvocato Daniele Solinas) lo stesso procuratore generale ha chiesto l’assoluzione dell’imputato. Il collegio, accogliendo la tesi della difesa, ha assolto Antonio Salaris perché il fatto non sussiste. Annullata anche la condanna al pagamento di una provvisionale di 15mila euro.
La vicenda ha origine molti anni fa quando Antonio Salaris, proprietario di un frantoio a Bancali, in seguito a un accordo stipulato con la proprietaria prende un terreno in comodato d’uso per sei anni. Un oliveto in completo stato di abbandono che lui comincia a ripulire. Pota gli alberi, raccoglie le olive, produce l’olio. Ma dopo qualche mese ecco la brutta sorpresa per Salaris. La proprietaria, sostenendo che avesse fatto una potatura troppo “violenta” degli alberi, lo caccia via e, ancora peggio, lo denuncia per danneggiamento e furto. Il primo reato gli viene contestato proprio per via di quel taglio a detta della signora non adeguato. In più l’uomo viene accusato di essersi rubato la legna d’olivo.
Il processo in primo grado dà ragione alla parte civile e Salaris si ritrova con una sentenza di condanna a tre anni di reclusione.
Il suo avvocato difensore Giulio Cabigiosu appella la sentenza e martedì mattina il processo è approdato in corte d’appello davanti al collegio presieduto dal giudice Maria Teresa Lupinu (a latere Marina Capitta e Maria Grixoni).
L’avvocato Cabigiosu ha da sempre sostenuto nella tesi difensiva che il suo assistito, utilizzando quel terreno in comodato d’uso, aveva tutto il diritto di curarlo come riteneva opportuno ed eventualmente anche di usufruire dei beni presenti (la legna nella fattispecie). Nessun reato dunque era stato commesso, tanto meno quello di furto. Il legale nella sua arringa ha spiegato come la potatura degli alberi fosse avvenuta in funzione della raccolta meccanica delle olive.
Al termine della discussione (la proprietaria si era costituita parte civile con l’avvocato Daniele Solinas) lo stesso procuratore generale ha chiesto l’assoluzione dell’imputato. Il collegio, accogliendo la tesi della difesa, ha assolto Antonio Salaris perché il fatto non sussiste. Annullata anche la condanna al pagamento di una provvisionale di 15mila euro.