La Nuova Sardegna

Sassari

Bancali, riprendono visite ai detenuti

Bancali, riprendono visite ai detenuti

Sospese per l’emergenza Covid. Il Sappe protesta: «Pochi test a agenti e reclusi»

15 maggio 2020
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SASSARI. Entro la fine del mese riprendono i colloqui dei detenuti con i familiari nel carcere di Bancali che erano stati sospesi quando è scattata l’emergenza Covid-19. La notizia è stata anticipata dal Garante per la tutela dei diritti delle persone private della libertà Antonello Unida. Le visite dei familiari riprenderanno nel rispetto di alcuni misure imposte direttamente dal Ministero: distanziamento sociale, nella sala colloqui non potranno entrare più di 16 persone, un solo familiare per detenuto. Abbracci vietati. Per i parenti che entreranno a Bancali, «sarà allestito un triage (una tenda), dove verrà monitorato lo stato di salute. Invece già da tempo esiste - grazie alla Protezione civile di Uri -, una tenda per i nuovi ingressi, e una sezione appositamente riservata a coloro che devono osservare un periodo di quarantena di 14 giorni», ha concluso il Garante.

E a proposito di emergenza Covid, ieri è intervenuto il delegato nazionale per la Sardegna del Sappe Antonio Cannas, in riferimento proprio alla situazione del carcere di Bancali. «Ci sono decine di poliziotti che non sono stati coinvolti e che neppure hanno sentito parlare di tamponi e analisi sierologiche. Noi ci auguriamo, ovviamente, che Bancali sia Covid free, ma come si può affermare che non c’è stato alcun poliziotto o detenuto positivo se ci sono decine di casi di persone che non sono state sottoposte a test? A cosa serve fare arrivare questi messaggi se ciò non è vero?»

E Donato Capece, segretario generale del Sappe, denuncia i ritardi sulla prevenzione e contrasto del Covid-19 in carcere: «La realtà è che non ci sono stati sufficienti dispositivi di protezione quando servivano, ossia a ridosso della pandemia. Ci sarebbero stati se si fosse raccolto per tempo il nostro appello a dotarne tempestivamente il Corpo di polizia penitenziaria. Scoppiata la pandemia, infatti, ci siamo trovati nella difficoltà di avere a disposizione mascherine, guanti, occhiali, sovra scarpe ed ogni altro Dpi utile. E quando sono arrivate le prime mascherine c’è persino stata qualche direzione che ha detto agli agenti di non indossarle, per non spaventare i detenuti».



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