La Nuova Sardegna

Sassari

L'appello dei circoli, custodi della sassareseria: «Non lasciateci morire»

di Luca Fiori
L'appello dei circoli, custodi della sassareseria: «Non lasciateci morire»

I circa 200 punti di ritrovo sparsi in ogni quartiere conservano storia e tradizioni. Per loro non ci sono regole sulla riapertura: «Con noi muore una parte di città»

17 maggio 2020
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SASSARI. Solo al Corso se ne contano una decina, incastonati tra le vecchie botteghe che hanno resistito alla crisi e i negozi etnici che negli ultimi anni hanno trasformato magazzini e vecchi scantinati in piccoli market e colorati bazar che prima dell’emergenza sanitaria non conoscevano orari.

In tutta la città, sparsi dal centro alle periferie, sono circa duecento – forse di più – e intorno a ogni cambusa, a ogni “grabiglia” rovente, ruota un mondo fatto di bigliardini, birre ghiacciate e Campari. Un pianeta con i suoi abitanti, i suoi tornei di Mariglia o di calcetto, che custodisce storie, aneddoti e tradizioni di una Sassari che non potrebbe conservarsi così bene in un nessun altro posto.

I circoli, custodi della “sassareseria” e spesso unico punto di riferimento e di ritrovo per gli anziani del quartiere sono in ginocchio – come tutti in questo momento – ma a differenza dei locali pubblici temono di non avere più le carte in regola per poter riaprire ai soci.

«Abbiamo chiesto un incontro urgente con il sindaco Campus – spiega Giovanni Ruiu, presidente del comitato provinciale della Federazione liberi circoli – per chiedere all’amministrazione di valutare la possibilità di una deroga, perché anche i circoli della città possano usufruire di piazze e strade limitrofe per poter riprendere le attività, altrimenti rischierebbero di dover chiudere per sempre».

Dal vicolo Campane di San Donato, a via Munizione Vecchia, da via Flumenargia nel quartiere di Monte Rosello a Largo Pazzola, da via Rockefeller a via Camboni e via Giovanni Bruno nel quartiere di Li Punti, da via Carso a Cappuccini, a piazza Amundsen a Latte Dolce, i problemi sono gli stessi per tutti. Dopo due mesi mezzo di chiusura forzata la paura è di non avere le condizioni e gli spazi per poter riaprire.

Un dramma che non risparmia neanche un pezzo di storia della città come il circolo “Raggio D’oro” fondato nel 1945 e che ora ha sede in corso Vittorio Emanuele. «Ci stavamo preparando a festeggiare i 75 anni della fondazione – spiega il segretario Giuseppe Sanna – con i nostri 120 soci e una manifestazione culturale egastronomica che non riusciremo a realizzare». Al circolo “La Lucciola”, fondato nel 1962 e famoso per le feste di carnevale e le grigliate estive, sono più ottimisti. «Abbiamo iniziato la sanificazione – spiega Pietrino Brau – speriamo che ci facciano aprire». Alessandro Usai del circolo “Sotto sopra” in via Flumenargia ci tiene a sfatare la credenza che al circolo vadano solo persone anziane o appassionati di birra. «Il nostro è per lo più frequentato da famiglie. Ho due figlie di 11 e 7 anni e con i genitori delle amiche delle mie bambine si è formato un bel gruppo di amici e l’ambiente è molto sano».

Ai circoli viene spesso mossa l’accusa di non pagare le tasse. «Chi dice questo – spiegano Elena Morittu, del circolo “Gli Incredibili”, Angelo Pirredda, del circolo “Tous Les Arts”, Antonio Carta del Circolo “Sgabellino” e Tore Cherchi del circolo A.S.D. Gerò – dimentica che dietro i circoli c’è una filiera importante che dà lavoro a tante aziende locali di bibite, caffè, cantine, macellerie e a giovani artisti che vengono da noi a fare serate musicali». Intorno a ogni circolo ruotano in media circa 100, 150 persone e in molti casi «come al circolo Olimpia fondato nel 1977 – spiega il presidente Luciano Fois – si organizzano tornei di calcio e di calcio a 5». «Dateci la possibilità di riaprire in sicurezza – dicono Emilio Carta di “Corte D’Andrea”, Pier Paolo Pinna di “P3”, Donatella Sau del “Club degli Amici”, Fabrizio Patteri del circolo "Sardegna Uno" (conosciuto come circolo Patteri), Marco Leoni del “Capitano” e Cristian Desole del “Renzo Laconi”– con la chiusura dei circoli morirebbe un pezzo della città».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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