Sassari, il barbiere di 88 anni che neanche il virus ha messo in pensione
Francesco Fiori dal 1946 con le forbici e il pettine in mano Da qualche giorno ha riaperto: «Non voglio smettere»
SASSARI. Mai di lunedì e mai su prenotazione. Due certezze sulle quali, dopo settantatré anni con le forbici in una mano e il pettine nell’altra, signor Francesco si è dovuto ricredere all’invidiabile età di 88 anni, adattandosi all’insolita apertura nel giorno dedicato dai barbieri al riposo settimanale e a lavorare con l’agenda degli appuntamenti.
«Ho fatto in fretta a cambiare idea – racconta Francesco Fiori nella bottega di via Dei Mille a due passi dalla sede Rai – e ora mi sembra di aver lavorato sempre così».
Eppure erano in tanti tra le centinaia di clienti sparsi per la città quelli convinti che questo arzillo quasi novantenne con il camice sempre a posto e milioni di aneddoti sulle sue grandi passioni calcistiche – la Torres e la Juventus – non avrebbe riaperto la bottega inaugurata il 25 maggio del 1957.
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«Lunedì prossimo festeggio sessantatré anni qui dentro – racconta con orgoglio il barbiere – e non ho nessuna intenzione di smettere, per quel giorno ho già sette prenotazioni di clienti che aspettavano da tempo di sedersi qui da me. Fino a quando starò in piedi e la mano non mi tremerà – aggiunge sorridendo – continuerò a fare quello che ho sempre fatto da quando ero bambino».
Le altre novità alle quali signor Francesco ha dovuto adeguarsi dopo il lockdown sono quelle obbligatorie per tutti: i guanti e la mascherina.
«Pensavo che sarebbe stato più complicato – spiega il barbiere mentre fissa un appuntamento sull’agenda a un giovane cliente – ma ho già fatto l’abitudine anche ai guanti».
Figlio di un calzolaio che faceva anche il custode nel palazzo dei ferrovieri di via Porcellana, Francesco Fiori entrò per la prima volta come garzone in una bottega a 14 anni. «Me lo ricordo ancora il primo giorno – racconta con un po’ di emozione l’anziano barbiere di via Dei Mille – mio padre mi accompagnò in via Cesare Battisti dal barbiere che aveva la bottega a due passi da piazza Tola e che si chiamava Salvatore Poddighe. Mi affidò a quell’uomo nel 1946 e gli chiese di insegnarmi il lavoro – prosegue Francesco Fiori – e con lui rimasi per dieci anni».
Altri 63 anni l’anziano barbiere li ha trascorsi nella bottega di via Dei Mille e neanche l’emergenza sanitaria è riuscita a fargli smettere di amare la sua professione.
«Sabato scorso quando ho riaperto – racconta signor Francesco – avevo l’emozione del primo giorno, è stato bello rivedere i miei clienti e riprendere a chiacchierare con loro».
Eppure qualcuno durante la quarantena ha provato senza fortuna a corromperlo.
«In tanti mi hanno chiamato – racconta il barbiere – per supplicarmi di andare a fare un taglio a domicilio, ma ho rispettato le regole e non ho accontentato neanche mio figlio».
Ora per accomodarsi sulle sue vecchie poltrone in pelle, davanti alle stampe di una Sassari che non c’è più e a qualche poster ingiallito della Torres bisogna comporre il numero di cellulare che signor Francesco ha scritto su un cartello affisso alla porta a vetri.
«Quando mi sono messo in proprio e sono venuto a lavorare qui – racconta il barbiere – un taglio costava 150 lire e io pagavo 18mila lire di affitto per il locale, che poi sono riuscito a comprarmi. È passato tanto tempo è vero – continua il barbiere – ma io non ho voglia di fermarmi. Il virus? Non mi fa paura – dice signor Francesco – mi metto guanti e mascherina e continuo a fare quello che ho sempre fatto».
Ora anche di lunedì e con un’agenda piena di appuntamenti.
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