Botte alla ex davanti ai figli, a giudizio
Imputato un 36enne. Disposto il non luogo a procedere per il reato di stalking
24 maggio 2020
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SASSARI. Su precisa richiesta del pubblico ministero, lo scorso gennaio il gip aveva disposto che nei confronti di un 36enne originario di Napoli ma residente in un paese dell’hinterland sassarese si procedesse con giudizio immediato. L’accusa: maltrattamenti in famiglia con l’aggravante di aver picchiato la compagna – con la quale conviveva – anche davanti ai figli minori. Nell’ambito di questo procedimento all’uomo era stato imposto il divieto di avvicinamento alla casa familiare.
A febbraio la donna presenta una nuova denuncia per violazione di quel divieto. Espone una serie di fatti e accuse e l’uomo a quel punto viene arrestato per stalking e mandato ai domiciliari a Napoli.
Due giorni fa davanti al giudice Giuseppe Grotteria si è aperto il processo per quest’ultimo reato. Ma l’avvocato difensore Agostinangelo Marras leggendo la querela che la donna aveva presentato il 19 febbraio si rende conto che le accuse cui lei fa riferimento si riferiscono a vecchi episodi, già denunciati e per i quali l’imputato sta affrontando un processo. In aula il legale solleva il principio del ne bis in idem (ossia il divieto di esser giudicati due volte per il medesimo fatto) e chiede il non luogo a procedere per il suo assistito. Il giudice Grotteria accoglie la richiesta del difensore e dispone la revoca degli arresti domiciliari. L’uomo è quindi tornato in libertà ma nei suoi confronti permane il divieto di avvicinamento alla casa familiare e alla ex convivente. Il procedimento per i “soli” maltrattamenti va quindi avanti e l’udienza si terrà a giugno.
In quel caso la ricostruzione delle accuse fatta dal sostituto procuratore Maria Paola Asara è scritta nera su bianco sulla richiesta di giudizio immediato. L’uomo, a partire dall’estate del 2019, avrebbe continuamente aggredito sia verbalmente che fisicamente la propria compagna alla presenza dei bambini di 4 e 8 anni, una volta dandole uno schiaffo, un’altra lanciandole un mazzo di chiavi sul viso. In un’altra occasione ancora l’aveva buttata a terra, colpita con calci alla schiena e alla testa «abbassandosi su di lei e continuando a colpirla su tutto il corpo con pugni, stringendole anche il collo con le mani, costringendola in tal modo a dormire fuori casa per paura».
E poi le minacce di morte a lei e ai suoi figli: «Ti brucio viva», «Cosa ne sai se non uccido anche i bambini». E poi altri episodi durante i quali le avrebbe strappato il bambino piccolo dalle braccia e l’avrebbe aggredita alla presenza del padre di lei. (na.co.)
A febbraio la donna presenta una nuova denuncia per violazione di quel divieto. Espone una serie di fatti e accuse e l’uomo a quel punto viene arrestato per stalking e mandato ai domiciliari a Napoli.
Due giorni fa davanti al giudice Giuseppe Grotteria si è aperto il processo per quest’ultimo reato. Ma l’avvocato difensore Agostinangelo Marras leggendo la querela che la donna aveva presentato il 19 febbraio si rende conto che le accuse cui lei fa riferimento si riferiscono a vecchi episodi, già denunciati e per i quali l’imputato sta affrontando un processo. In aula il legale solleva il principio del ne bis in idem (ossia il divieto di esser giudicati due volte per il medesimo fatto) e chiede il non luogo a procedere per il suo assistito. Il giudice Grotteria accoglie la richiesta del difensore e dispone la revoca degli arresti domiciliari. L’uomo è quindi tornato in libertà ma nei suoi confronti permane il divieto di avvicinamento alla casa familiare e alla ex convivente. Il procedimento per i “soli” maltrattamenti va quindi avanti e l’udienza si terrà a giugno.
In quel caso la ricostruzione delle accuse fatta dal sostituto procuratore Maria Paola Asara è scritta nera su bianco sulla richiesta di giudizio immediato. L’uomo, a partire dall’estate del 2019, avrebbe continuamente aggredito sia verbalmente che fisicamente la propria compagna alla presenza dei bambini di 4 e 8 anni, una volta dandole uno schiaffo, un’altra lanciandole un mazzo di chiavi sul viso. In un’altra occasione ancora l’aveva buttata a terra, colpita con calci alla schiena e alla testa «abbassandosi su di lei e continuando a colpirla su tutto il corpo con pugni, stringendole anche il collo con le mani, costringendola in tal modo a dormire fuori casa per paura».
E poi le minacce di morte a lei e ai suoi figli: «Ti brucio viva», «Cosa ne sai se non uccido anche i bambini». E poi altri episodi durante i quali le avrebbe strappato il bambino piccolo dalle braccia e l’avrebbe aggredita alla presenza del padre di lei. (na.co.)