La Nuova Sardegna

Sassari

Tassi troppo alti, condannato istituto di credito

Tassi troppo alti, condannato istituto di credito

Un’impresa di costruzioni di Ottava ha vinto una battaglia legale lunga 5 anni: riceverà 60mila euro

27 maggio 2020
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SASSARI. I tassi di interesse applicati per una ventina d’anni dalla banca a un’impresa di costruzioni di Ottava erano troppo alti. Superiori – secondo quanto accertato dal tribunale – alla soglia consentita dalla legge e per questo illegittimi.

Dopo una battaglia legale lunga cinque anni i giorni scorsi l’impresa edile di Monti Pietro & Podda Francesco s.n.c. ha visto trionfare le proprie ragioni all’interno di un aula di giustizia.

Il giudice del tribunale civile di Sassari Ada Gambardella ha stabilito infatti che il rapporto tra l’impresa edile sassarese e Banca Intesa fosse basato su diverse irregolarità trascinatesi per anni, sin dal momento della stipula del contratto.

L’istituto di credito è stato condannato per questo alla restituzione ai due impresari sassaresi di una somma di poco inferiore ai sessantamila euro. Secondo il giudice l’istituto bancario avrebbe applicato al conto corrente « interessi superiori ai tassi soglia in modo illegittimo – si legge nella sentenza – con capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi, delle commissioni di massimo scoperto e della contabilizzazione delle valute in giorni diversi da quelle delle effettive operazioni».

Il rapporto tra l’impresa edile di Ottava e l’istituto bancario era nato a un sportello del Banco di Napoli nel 1997 in piazza d’Italia. Gli impresari avevano aperto un conto e ottenuto un fido bancario. Negli anni avevano notato però che i costi del conto corrente erano sempre molto alti, ma per fare chiarezza – stanchi di pagare interessi su interessi – si erano rivolti agli avvocati Vittorio Delogu e Michele Galia.

I due legali, esperti in materia bancaria, nel 2015 si erano rivolti al tribunale, sostenendo che il rapporto tra Banca Intesa e l’impresa di Pietro Monti e Francesco Podda fosse addirittura viziato dall’assenza di un contratto scritto stipulato tra la ditta di Bancali e il Banco di Napoli.

Dopo cinque anni di udienze, produzioni documentali e una consulenza tecnica d’ufficio il giudice ha ritenuto che i sospetti dei due impresari di Ottava fossero più che fondati e condannato la banca a pagare.

Per Banca Intesa è la seconda sconfitta contro dei correntisti sassaresi in appena tre mesi. A febbraio la Corte di Cassazione aveva dato ragione ai fratelli sassaresi Alberto e Paolo Erre, titolari della società Rockhaus Blu Studio, condannando l’istituto di credito a staccare un assegno da 140mila euro. Un contenzioso durato nove anni, nato anche in quel caso per via di interessi bancari considerati troppo alti. (l.f.)

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