La Nuova Sardegna

Sassari

Hotel, stagione incerta in Sardegna: il 15 per cento non aprirà

Paolo Manca
Paolo Manca

Manca, Federalberghi: "Il caos degli ultimi giorni ha causato tante cancellazioni"

04 giugno 2020
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SASSARI. Il cortocircuito di queste ultime settimane ha messo tutto in standby: prenotazioni, aperture, assunzioni. Il dibattito su passaporti, patentini di immunità e certificati, le guerre tra guelfi e ghibellini del nuovo millennio hanno mandato in tilt il turismo. E le speranza di fare partire la stagione ha subito un rinvio di qualche settimana. Tanto che non poche strutture alberghiere hanno deciso di saltare la stagione e dare appuntamento a quella 2021. Circa il 15 per cento degli hotel, infatti, questa estate rimarrà con le porte sbarrate.

A darne notizia è Paolo Manca, presidente di Federalberghi. «Se fino a metà maggio erano massimo tra il 2 e il 3 per cento le strutture che avevano deciso di non aprire ora abbiamo la contezza che sono almeno il 15 per cento quelle che hanno alzato bandiera bianca – dice Manca –. Il delirio di queste ultime due settimane ha pesato parecchio. Il 13 maggio, all’annuncio del ripristino dei voli, erano riprese le richieste, ma dal 17 in poi, quando è cominciata la bolgia mediatica, ci siamo trovati ad avere una marea di cancellazioni, anche per luglio e agosto. Le polemiche non hanno favorito la Sardegna come destinazione. Tanto che se fino a metà mese avevamo previsto l’apertura per la prima settimana di giugno ora l’ipotesi più favorevole è fine mese. Ma forse solo il 30 per cento di coraggiosi - o incoscienti -ce la farà per quella data».

Alberghi chiusi, aperture rimandate, prenotazioni cancellate significano un duro colpo al mercato del lavoro. Migliaia di posti in meno rispetto agli ultimi anni. «Nel 2019 gli stagionali erano 100mila, di cui 80mila diretti del turismo tra hotel e ristoranti – dice ancora Manca –. A oggi ne sono stati assunti giusto qualche migliaio, tra manutentori e addetti al booking. Le incertezze sulle aperture, sui protocolli, sugli aiuti economici ci portano a temporeggiare. Oggi ci sono in standby 10-15mila assunzioni, che - se tutto va bene - potranno andare in porto a brevissimo. L’obiettivo è garantirne la metà di un anno fa. Anche se la durata dei contratti sarà inevitabilmente inferiore». Insomma, il mondo del turismo vuole ripartire ma chiede chiarezza.

«È la comunicazione che determina i flussi turistici – spiega Manca –. In queste due settimane la comunicazione sbagliata ha bloccato le prenotazioni. L’incertezza vale come un debito, ogni errore sono milioni di euro di danni. Negli ultimi due giorni, invece, la comunicazione diversa qualcosina la sta smuovendo. Ma serve un segnale di chiarezza. Prima si stabiliscono i protocolli, poi si rendono noti, e non il contrario come è accaduto questi giorni. Siamo favorevoli ai massimi controlli possibili, ma è inutile annunciarli se non li puoi fare. Le strutture ricettive hanno preso già tutte le precauzioni e la Regione avrebbe dovuto dire al turista: se fai il tampone per darci una mano ti riconosciamo qualcosa. Invece, in Germania è addirittura passato il messaggio che in Sardegna senza tampone - che costa 150 euro - non puoi entrare».

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