La Nuova Sardegna

Sassari

Stupro nel casolare a Codrongianos, chiuse le indagini

Luca Fiori
Stupro nel casolare a Codrongianos, chiuse le indagini

I presunti abusi sarebbero avvenuti dopo un’amicizia nata su Facebook

11 giugno 2020
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SASSARI. Durante lo stupro avvenuto all’interno di un casolare alla periferia di Codrongianos era stata fotografata e poi minacciata dall’uomo conosciuto su Facebook e del quale si era fidata. «Se racconti questa storia a qualcuno – le avevano intimato lui e il suo amico che aveva preso parte alle violenze – mostriamo queste foto a tua figlia».

Così per un po’ di tempo una cinquantenne di un paese dell’Oristanese, terrorizzata da quelle parole, non aveva fatto parola con nessuno di quello che l’era accaduto durante un appuntamento con un 33enne di origine marocchina, trasformatosi nel peggiore degli incubi. L’inchiesta era partita solo un paio d’anni dopo, quando i carabinieri della compagnia di Porto Torres avevano captato una frase della donna durante un’intercettazione legata a un’altra inchiesta ed erano scattate le indagini. La donna era stata convocata in caserma e davanti ai carabinieri aveva raccontato tutto, spiegando – in lacrime – di non aver avuto la forza di presentare una denuncia. Di uno dei due uomini aveva fornito nome e cognome ai carabinieri, il secondo lo aveva riconosciuto da una foto.

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Maria Paola Asara, è stata lunga e complessa, soprattutto perché uno dei presunti aguzzini da mesi si è reso latitante. Qualche giorno fa la titolare dell’inchiesta per violenza sessuale di gruppo ha notificato ai difensori dei due indagati l’avviso di conclusione delle indagini. Redouane El Hani, marocchino di 33 anni, difeso dall’avvocato Claudio Mastandrea, è stato raggiunto dalla notizia nel paesino della provincia di Mantova in cui si è trasferito, mentre il coetaneo e connazionale Mohamed Laaraj, difeso dall’avvocato Cinzia Cossu, da mesi è sparito nel nulla. Secondo le accuse della Procura sarebbe stato quest’ultimo a condurre la vittima all’interno di una casa di Codrongianos nella quale all’epoca del presunto stupro l’uomo viveva con la famiglia. I primi contatti tra lui e la cinquantenne erano avvenuti su Facebook, poi la proposta di un incontro per conoscersi di persona. La donna si era fidata e aveva raggiunto Codrongianos, ma una volta messo piede nella casa dell’amico aveva visto comparire un secondo uomo e entrambi – aveva raccontato la vittima agli inquirenti – l’avevano violentata. «Ero come paralizzata, non avevo la forza di reagire e in quei momenti terribili – aveva riferito la donna ai carabinieri – ho pensato di tutto, anche che mi avrebbero ammazzata».

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