La Nuova Sardegna

Sassari

Adesca 13enne in chat, condannato

di Nadia Cossu
Adesca 13enne in chat, condannato

Il ragazzino aveva dato a un 23enne i gioielli della madre defunta in cambio di soldi (mai ricevuti)

12 giugno 2020
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SASSARI. Lo aveva contattato su Facebook. Forse lo conosceva anche quel tredicenne compaesano. Perché Giovanni Peruzzu, 23 anni, è andato a colpo sicuro quando ha scelto la sua vittima: «Vuoi farti dei soldini? – gli aveva chiesto in un messaggio inviatogli nella posta privata del social network – Dammi tutti i tuoi gioielli e anche quelli di tua mamma, io mi occuperò di venderli e poi dividiamo l’incasso».

E quel ragazzino, attratto dall’idea di avere qualche banconota in tasca, ha obbedito: ha messo da parte una serie di preziosi. Persino quelli che appartenevano alla mamma defunta, l’unico ricordo (almeno materiale) che ancora in famiglia conservavano di lei. Li ha consegnati al 23enne (che all’epoca aveva 18 anni) e ha aspettato i suoi soldini. Inutilmente. Perché il “facile guadagno” promesso da Peruzzu non è mai arrivato.

Ma per il giovane sono arrivati ben presto i guai, perché il padre del ragazzino – venuto a sapere dell’accaduto – lo ha denunciato e così il 23enne è finito a processo per il reato di circonvenzione di incapace. Ieri mattina davanti al giudice Mauro Pusceddu hanno discusso il pubblico ministero Antonio Piras e l’avvocato difensore Marco Costa. Il giudice si è poi ritirato in camera di consiglio ed è uscito con una sentenza di condanna a due anni di reclusione (con la condizionale) ai danni dell’imputato.

«Abusando delle passioni e dell’inesperienza del minore – scriveva il pubblico ministero nella richiesta di rinvio a giudizio – lo induceva a compiere atti che importavano effetti giuridici dannosi per sè e per il padre del ragazzino. Peruzzu, infatti, dopo aver contattato sulla piattaforma Facebook il minore, chiedeva a quest’ultimo se fosse interessato a un guadagno facile di soldi, prospettandogli l’idea di sottrarre l’oro presente nell’abitazione di famiglia in cambio di altra utilità. Il minore, convinto dell’affare, prelevava dalla propria casa familiare i suoi monili d’oro e quelli appartenenti alla defunta madre e li consegnava al Peruzzu, senza mai ricevere nulla in cambio». L’avvocato Costa nella discussione ha tentato di alleggerire la posizione del suo assistito sostenendo che il reato da attribuirgli dovesse essere casomai il concorso in appropriazione indebita. Ma questa ipotesi non ha affatto convinto il giudice che ha inflitto all’imputato due anni di reclusione, con la sospensione condizionale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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