La Nuova Sardegna

Sassari

Il traffico illegale di ricci nelle mani di una banda

di Luca Fiori
Il traffico illegale di ricci nelle mani di una banda

Venticinque persone indagate per aver smerciato il prodotto in tutta Italia  In un solo mese lavorati 600 chili di polpa. Nei guai pescatori e sei ristoratori  

18 giugno 2020
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SASSARI. Un’organizzazione criminale con base ad Alghero e ramificazioni in tutta Italia, capace di lavorare illegalmente in un solo mese seicento chili di polpa estratti da 200mila ricci, con guadagni ingenti e incalcolabili danni all’ecosistema marino. Una banda, che secondo le accuse, avrebbe avuto l’appoggio di due centri di certificazione e spedizione, autorizzati dal dipartimento di prevenzione dell’Asl e dal servizio di prevenzione dell’assessorato regionale della sanità.

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Giovanni Porcheddu, ha consentito di smantellare una vera e propria banda che gestiva illegalmente il traffico dei ricci di mare, dalla pesca fino al confezionamento e alla vendita ai ristoranti.

Nel registro degli indagati sono finite venticinque persone – tra pescatori, ristoratori e addetti ai controlli sanitari – accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico illegale del prezioso frutto di mare e di corruzione.

Per rilasciare le certificazioni i centri preposti ricevevano in cambio infatti un compenso pattuito di 500 esemplari di riccio per ogni cesta. Durante le indagini, affidate alla sezione operativa navale della Guardia di Finanza e all’ufficio circondariale marittimo della Guardia Costiera, è stato accertato che i centri rilasciavano l’etichettatura comunitaria, per certificare la tracciabilità e l’idoneità al consumo umano di ricci di mare e polpa di riccio, senza ricevere i prodotti per i controlli previsti: rifinitura, lavaggio, pulitura, calibratura, trasformazione, confezionamento e imballaggio.

Capitava dunque che il centro certificava, come legalmente prodotta presso il proprio stabilimento, la polpa di riccio che, nella gran parte dei casi, era invece ricavata da lavorazioni effettuate presso le abitazioni private o presso casolari in aperta campagna, ovviamente – hanno scoperto gli inquirenti – con procedure non conformi alle più elementari norme igienico sanitarie.

Nella rete degli uomini delle Fiamme Gialle e della Guardia Costiera sono finiti sei pescatori professionali e altrettanti abusivi della zona di Alghero, oltre ai titolari di sei ristoranti della città del corallo, alcuni addetti ai controlli e alcuni acquirenti provenienti anche da fuori dell’isola. Nel corso dei tredici mesi di indagini, gli investigatori hanno effettuato lunghi periodi di osservazione e appostamenti, grazie anche alla collaborazione dei militari della compagnia della Guardia di Finanza Alghero, con verifiche e ispezioni condotte in mare, ai punti di sbarco e nei centri di certificazione e distribuzione del prodotto. In un solo mese di indagini, peraltro in un periodo in cui la resa dei ricci è minima, un pescatore professionale – hanno scopertogli inquirenti – è riuscito a commercializzare da solo oltre 270 chili di polpa estratta da 75mila ricci, ricavando complessivamente 40mila euro. Nel corso delle indagini sono stati anche intercettati e sequestrati oltre 70 chili di polpa di riccio prodotta indebitamente e in dubbie condizioni igenico sanitarie. Il mercato nero si era esteso in tutto il Paese e ha prodotto, secondo quanto accertato dalla Procura, un giro d’affari di diverse centinaia di migliaia di euro.

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