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Sassari

Università di Sassari, verso le elezioni. Mariotti: «L’importanza di essere una comunità»

di Gianni Bazzoni
Università di Sassari, verso le elezioni. Mariotti: «L’importanza di essere una comunità»

Intervista con il primo candidato alla carica di rettore per il dopo Carpinelli. Il voto previsto ai primi di ottobre: spero che si sappia in fretta la data precisa 

20 giugno 2020
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SASSARI. «Una cosa è sicura: io non sono il candidato del rettore uscente Massimo Carpinelli e neanche del sindaco Nanni Campus». Si presenta così Gavino Mariotti all’incontro con La Nuova che oggi apre un percorso informativo che porterà fino all’elezione del nuovo rettore dell’Università di Sassari per i prossimi sei anni. Secondo le comunicazioni al Senato accademico, il voto dovrebbe svolgersi tra fine settembre e i primi di ottobre: «Mi auguro che presto si sappia quando, è inutile continuare così».

Tutti indipendenti quindi e nessuno schierato? «Se si intende una collocazione politica – dice Mariotti – devo affermare che io per mia natura ho sempre parlato e collaborato con tutti. Ho vinto progetti con le varie classi politiche di governo della Regione. E noi siamo aperti grazie alla Regione che da 20 anni è una nostra banca, finanzia tante iniziative e ci trasferisce risorse. Se non l’avessimo avuta oggi saremmo in gravissima difficoltà».

Il profilo. E allora, ecco il profilo del candidato rettore Gavino Mariotti: «Sarà uno impegnato a ristabilire i rapporti istituzionali per favorire interventi di programmazione finalizzati a una offerta formativa che risponda alle richieste vere del territorio. Solo così si favorisce lo sbocco occupazionale per i laureati».

Una candidatura che non nasce di recente quella del professor Mariotti, un nome che nell’ateneo circola da tempo. «Non mi viene difficile parlare di Università. La volta scorsa mi volevano candidare al posto di Sanna Passino e ho detto no. La proposta era stata debole, io avevo sostenuto Eraldo. Poi non è stato eletto. Ora il discorso è diverso, ci sono condizioni migliori».

Un programma in testa da sempre «che aggiorno ogni volta – racconta Mariotti – e lo modifico quando cambiano le norme. Per fare il rettore devi avere fatto tutto prima. Non ci arrivi così». Ma perchè riproporre la candidatura dopo quel no? «Ritengono che io possa essere la persona che unisce la varie anime della comunità universitaria, quella scientifica, medica e umanistica. I colleghi che mi hanno chiesto questo impegno credono che io possa esercitare un ruolo di questo tipo. Quindi unire e non divergere all’interno di una macchina molto complessa come quella di un ateneo».

Le differenze. La prima verifica è capire le differenze con chi c’era prima. «Non ho difficoltà a dire che mi candido a rettore con semplicità, non sono uno che sa tutto. Non guardo al passato con acredine o con contrarietà ma penso, e ho fatto un programma solo per il futuro. Sto riunendo i corsi di laurea, i sindacati, tutti i colleghi, la componente studentesca. Voglio incontrare tutti».

L’impegno. La sfida sarà lunga e anche dura. «Ne sono consapevole, la nostra è una comunità ma non è sempre stata trattata come tale. Posso prendere fin da ora l’impegno che se diventerò rettore garantirò la tutela e la dignità delle persone. É fondamentale che ciascuno senta forte il senso di appartenenza alla comunità». É un tema che ricorre, fino a sfiorare l’idea che gli accademici siano una sorta di setta.

«È l’impressione sbagliata, ma per restituire una immagine chiara è fondamentale trasferire serenità e certezze al personale, rendere tutti partecipi del concetto di comunità che oggi è scollegato. E non sto dando le responsabilità a Carpinelli o ad altri. Ma è così». Nelle priorità di Mariotti c’è un passaggio sottolineato: trasparenza e legalità delle azioni amministrative. «Penso alla pubblicità delle delibere e delle linee gestionali, devono essere condivise e pubbliche e non private. Quando io stabilisco un criterio per gli avanzamenti di carriera per la fascia da associato a ordinario, io devo stabilire un criterio che sia sempre valido, conosciuto da tutti in eguale misura e soprattutto legale. Così cresce una amministrazione».

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Università e territorio. L’Università è una delle aziende più importanti della città e del territorio, e per questo il rettore dovrà essere più manager che studioso. «Sassari ha perso tanto negli ultimi dieci anni – dice Mariotti – a noi è richiesto l’impegno concreto di preparare la classe dirigente del futuro. E solo se hai una intesa forte con le maggiori istituzioni che hanno chiara conoscenza di quello che serve (e ce la trasferiscono) puoi raggiungere l’obiettivo».

Ma come si fa a invertire la rotta? Troppi sogni e pochi progetti credibili. «Nella mia idea gestionale dell’Università c’è una rivisitazione dei compiti istituzionali della giunta di ateneo che è un organo istituzionale, l’attribuzione di nuovi compiti. Penso a delegati del rettore che si occupano di un solo tema: delegherò una persona all’ospedale veterinario, una al rapporti con il Mater Olbia e con il nuovo ospedale di Sassari. Questioni importanti che consentono di mettere in relazione l’Università con il territorio». Dalla teoria alla pratica, il passaggio è il più delle volte complicato, spesso irrealizzabile. «É determinante sviluppare un fortissimo rapporto con le istituzioni e con gli enti, dalla Regione allo Stato. Tutti i territori, i Comuni, devono essere coinvolti se vuoi avere un ateneo credibile e competitivo. E ci vuole un sostegno amministrativo che accompagni l’attività di ricerca».

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I progetti. Mariotti disegna una cartina che tiene conto delle alleanze con le realtà più vicine: «Potenziamento dei dottorati di ricerca anche internazionali. Creare stimoli per cercare di produrne di nuovi. Non c’è bisogno di andare lontanissimi, abbiamo la Corsica qui dietro, la Spagna a un’ora di volo. Iniziamo da lì a sviluppare progetti». Una Università aperta a tutti i territori, quindi, e più vicina alla gente. «Ho pensato che con un progetto sostenuto dalla Regione si possano formare tutti gli studenti della quarta e quinta superiore che hanno deciso di accedere ai dipartimenti a numero chiuso: Medicina, Veterinaria e Architettura. Sono 3mila in tutto. Una formazione biennale, la Regione ci crede e può svolgere un ruolo determinante. Io li voglio formare i nostri ragazzi delle superiori e lo posso fare con docenti dell’ateneo. Formarli bene aiuta a vincere». Università e territorio, sanità e territorio. «Oggi siamo in una condizione di poca chiarezza sugli investimenti nel nord Sardegna e di grande caos, mi preoccupa tutta l’attività sanitaria che si sta sviluppando a Sassari. Non c’è una pianificazione. Io vedo l’Università e le facoltà mediche capofila di una sanità forte, e si parte da Olbia per arrivare ad Alghero».

Capofila vuol dire tutto e niente. «Significa avere la capacità di creare coesione tra Olbia, Alghero e Tempio integrando anche Nuoro che è stata sempre filo Sassari in tutto. Si può fare un progetto comune sulla sanità. Non competizione, ma suddivisione dei compiti per innalzare le qualità».

L’Università ha “prestato” due assessori all’amministrazione comunale di Sassari. «Non li conosco, Nanni Campus era in Senato accademico con me per anni ma da tempo non lo vedo. Non ho avuto modo di confrontarmi ma penso che le mie idee un po’ le conosca. Non giudico gli assessori. Anche se uno è stato pro rettore. Io ai miei pro rettori chiederei di andare nei dipartimenti ad ascoltare. Quelli attuali non li ho mai visti in cinque anni dalle mie parti».

L’immediato. C’è una cosa che si può fare subito senza stare a fare troppe valutazioni? «Si ci sono 30 milioni di euro da spendere per opere realizzabili bloccati da diversi anni, quella è una cosa immediata. Affidare gli incarichi, aprire i cantieri, creare lavoro». E poi c’è il nuovo ospedale che il presidente della Regione Solinas ha annunciato per Sassari. «Già, ne vorrei capire qualcosa: ma dove si fa? A Bancali? Svuotiamo la città? Io voglio un ragionamento, va realizzato questo è fuori dubbio». Università locomotiva per lo sviluppo, dunque. Questo il Mariotti pensiero: «Rilanciare il territorio e riqualificare Sassari, essere attrattivi e sviluppare rapporti. La città deve tornare a essere un centro culturale importante, siamo deboli».

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