La Nuova Sardegna

Sassari

Delitto Fiori, a luglio Tilloca in appello

Delitto Fiori, a luglio Tilloca in appello

Via al processo di secondo grado per l’omicidio di Michela, uccisa dall’ex marito

23 giugno 2020
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SASSARI. Si aprirà il prossimo 10 luglio davanti alla corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Maria Teresa Lupinu il processo di secondo grado nei confronti di Marcello Tilloca, il 44enne di Alghero condannato in abbreviato a trent’anni di carcere per l’omicidio della ex moglie Michela Fiori.

L’avvocato Maurizio Serra, nuovo difensore dell’imputato, ai motivi d’appello potrebbe allegare in aggiunta la richiesta di consulenza psichiatrica per il suo assistito, reo confesso.

Era l’antivigilia di Natale del 2018 quando Tilloca, che si stava separando dalla moglie e che per questo motivo già da tempo non abitava più con lei e con i loro due bambini, aveva bussato alla porta dell’appartamento di via Vittorio Veneto, nel quartiere di Sant’Agostino, ad Alghero. La discussione con la donna era partita quasi subito, Tilloca aveva il sospetto che sua moglie frequentasse un altro uomo e aveva cominciato a farle domande su dove fosse stata la sera prima. Lui la osservava, la teneva d’occhio e si era accorto che la notte precedente la macchina di Michela non era parcheggiata sotto casa: «Dove sei stata? Con chi eri?».

Il pm Mario Leo nella sua richiesta di condanna all’ergastolo per Tilloca aveva sottolineato come il delitto fosse stato premeditato. Convinzione sottolineata anche dagli avvocati di parte civile, Marco Manca, Lisa Udassi, Daniela Pinna Vistoso. L’imputato aveva cioè pianificato ogni cosa. E lo dimostrerebbe un episodio in particolare: poco tempo prima dell’omicidio l’uomo aveva detto a un’amica che un giorno, in seguito a una discussione con la moglie, aveva afferrato un coltello per colpirla ma aveva desistito solo perché erano presenti i figli. Aveva anche aggiunto che se si fosse ripresentata l’occasione la loro presenza non sarebbe bastata a fermarlo. E la dinamica di ciò che poi accadde il 23 dicembre sarebbe la prova del fatto che quello sfogo non era campato in aria. L’avvocato Manca durante la discussione si era soffermato sulla ferocia dell’omicidio «scandito da tre momenti. Tilloca ha prima usato un coltello per aggredire la moglie, proprio come aveva preventivato di fare un mese prima, ma quell’arma durante la colluttazione è caduta sul pavimento e allora ha tentato di strangolarla con le mani e l’ha poi finita con un laccio delle scarpe». Il dottor Vito La Spina che all’epoca eseguì una perizia psichiatrica descrisse Tilloca come uno di quegli uomini che vive la relazione come un possesso: «Con me o con nessun altro». (na.co.)

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