La Nuova Sardegna

Sassari

Rissa tra pastori, due assolti e tre condannati

Rissa tra pastori, due assolti e tre condannati

La lite era scoppiata nel 2014 nelle campagne di Bonorva per il pascolo conteso. I 5 furono arrestati

25 giugno 2020
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SASSARI. La sentenza del giudice Antonietta Crobu ha fatto chiarezza sulle più volte “rimbalzate” responsabilità dei cinque allevatori protagonisti di una furiosa lite scoppiata nel 2014 nelle campagne di Bonorva. Il casus belli, come spesso accade nel mondo agropastorale, il pascolo conteso. Due famiglie che arrivano allo scontro: i Sechi (padre e due figli) e i Sanna (due fratelli). I primi tre di Burgos, i secondi di Nughedu San Nicolò. La discussione particolarmente accesa aveva rischiato di trasformarsi in tragedia e quando i carabinieri erano arrivati sul posto, in località “Oddorai” al confine con il territorio di Bono, li avevano arrestati tutti e cinque per rissa aggravata e lesioni. La vicenda è poi approdata in tribunale dove a conclusione dell’istruttoria dibattimentale il giudice ha assolto tutti per la rissa (perché il fatto non sussiste) e ha condannato solo i Sechi (difesi dagli avvocati Sergio Milia e Maria Claudia Pinna) a due mesi. Un verdetto che ha di fatto chiarito che i Sanna (assistiti dagli avvocati Agostinangelo Marras e Nino Cuccureddu) furono vittime dell’aggressione.

Salvatore Sechi, 37anni, suo padre Nicolò di 76, e suo fratello Angelo di 28 erano “rivali” di pascolo con Pietro Antonio Sanna (61 anni) e il fratello Giovanni (di 63). A ottobre del 2014 – era un sabato sera – c’era stata l’ennesima discussione tra i componenti delle due famiglie. Quel giorno però il confronto era degenerato in malo modo e dalle parole si era passati allo scontro con l’uso delle armi. In base alla ricostruzione fatta all’epoca dai militari della stazione e della compagnia di Bonorva pare che uno dei fratelli Sechi fosse stato colpito alla spalla da Pietro Sanna con una roncola e in sua difesa sarebbe intervenuto l’altro fratello armato di coltello. Tre i fendenti che avevano raggiunto Pietro Sanna alla spalla e al gluteo. La rissa si era poi allargata con la partecipazione anche delle altre persone presenti (il padre dei Sechi e il fratello di Sanna) che si erano armati con mezzi di fortuna (bastoni e arnesi da lavoro). Alla fine ad avere la peggio era stato Pietro Sanna colpito anche con diverse bastonate alla testa. Nel processo gli imputati si erano sottoposti a esame “rimpallandosi” le responsabilità. Ma per il giudice Crobu, che ha accolto la tesi degli avvocati Marras e Cuccureddu, i Sanna quel giorno agirono per legittima difesa. «Ci hanno aggredito – avevano raccontato in aula – e ci siamo difesi». Da qui l’assoluzione per le lesioni. Reato che è invece costato una condanna ai Sechi. (na.co.)

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