La Nuova Sardegna

Sassari

L’ordinanza contestata 

La richiesta dei bazar: «Fateci chiudere alle 22»

di Luca Fiori
La richiesta dei bazar: «Fateci chiudere alle 22»

SASSARI. L’ordinanza era stata motivata dal Comune con il diritto alla tutela della salute, della sicurezza e della quiete dei residenti. Ma la decisione dell’amministrazione comunale di imporre la...

03 luglio 2020
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SASSARI. L’ordinanza era stata motivata dal Comune con il diritto alla tutela della salute, della sicurezza e della quiete dei residenti. Ma la decisione dell’amministrazione comunale di imporre la chiusura dei negozi di vicinato entro le 21 ha lasciato l’amaro in bocca ai gestori dei piccoli bazar che da qualche anno hanno preso il posto delle antiche botteghe che in passato popolavano il corso Vittorio Emanuele.

Una ventina di commercianti stranieri, costretti a tirare giù la serranda in anticipo, hanno chiesto un incontro con il sindaco Nanni Campus al quale vorrebbero spiegare che durante il periodo estivo avrebbero bisogno di poter lavorare la sera almeno fino alle 22.

La decisione di anticipare la chiusura era stata presa in seguito a numerose segnalazioni degli abitanti della zona che avevano denunciato sempre più frequentemente la presenza di assembramenti di persone che di notte acquistavano alcolici e superalcolici nelle attività commerciali e le consumavano nelle strade e nelle piazze pubbliche, spesso direttamente davanti agli stessi esercizi.

«Puniscano chi non rispetta la legge – dice Joseph Azuka capo della comunità nigeriana in città che gestisce un negozio di alimentari – non è giusto che tutti noi dobbiamo pagare per una situazione che dovrebbero tenere sotto controllo le forze dell’ordine. Vorremmo chiedere al sindaco di ascoltare le nostre ragioni. In estate la gente rientra tardi dal mare – aggiunge Azuka – e la possibilità di fare la spesa fino alle 22 è un servizio utile per tanti». Tra i più perplessi per l’ordinanza ci sono i commercianti che non vendono alcolici e non capiscono perché anche a loro sia stata imposta la chiusura alle 21.

«Noi vendiamo bigiotteria e abbigliamento – spiegano il bengalese Abul Basher e il pakistano Gulbar Khan – e poter lavorare fino alle 22 ci consentirebbe di guadagnare qualche euro in più in questo periodo di crisi». Dieci giorni fa l’amministrazione aveva motivato la decisione con il rischio di attecchimento di fenomeni di microcriminalità e di degrado urbano. «Ma se chiudiamo così presto – dice il nigeriano Janas Onwuchekwa titolare di un mini market – il Corso sarà ancora più deserto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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