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Grido d’allarme dei forestali «Non chiudete i cantieri»

Grido d’allarme dei forestali «Non chiudete i cantieri»

NUGHEDU SAN NICOLO’. . La chiusura dei cantieri forestali rischia di riportare il degrado nei territori che in passato, proprio grazie alla forestazione, sono stati curati e salvaguardati. È il grido...

04 luglio 2020
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NUGHEDU SAN NICOLO’. . La chiusura dei cantieri forestali rischia di riportare il degrado nei territori che in passato, proprio grazie alla forestazione, sono stati curati e salvaguardati. È il grido d’allarme che arriva dal Logudoro, più precisamente da Nughedu, ma che riguarda tutte le aree della Sardegna dopo la decisione della Regione di restituire ai proprietari tutti i 40mila ettari di terreni che furono “requisiti” con carattere temporaneo negli anni ’70 per stabilirvi i presidi di quella che fu prima l’Azienda foreste demaniali poi divenne Ente foreste e ora è agenzia Forestas.

È stato proprio con la legge di istituzione dell’agenzia, nel 2016, che la Regione ha stabilito la dismissione dei terreni, ma è stata una decisione sbagliata secondo molte comunità e secondo un portavoce della protesta, Tore Succu, ex operaio forestale, che rivolge un appello alla Regione invocando un ripensamento.

«A partire dagli anni Settanta è stata attuata con i cantieri forestali una grandiosa opera di recupero ambientale - dice Succu - che ora rischia di venire vanificata dalle dismissioni, che per esempio per la sola Nughedu riguardano più di 500 ettari di terreni privati più altri 45 circa di terreno comunale: terreni dai quali negli anni hanno tratto sostentamento circa quaranta famiglie e di cui ha giovato l’intero paese. A fronte delle ingenti risorse impegnate negli anni dalla Regione, oggi si decide di chiudere i cantieri e caricare ai proprietari le opere di manutenzione che evidentemente non riusciranno ad assolvere. Restituire in Sardegna circa 40mila ettari di boschi significa condannarli all’abbandono e all’incuria totale, poiché in pochi anni spariranno, come già sta avvenendo, tutte le migliorie apportate: strade, fasce, controllo delle acque, custodia e guardiania. Rinasceranno i vecchi contenziosi tra i proprietari e i cacciatori, i raccoglitori di funghi, i visitatori della domenica ma soprattutto mancherà il servizio antincendio, presidio indispensabile per tutti i territori». Si rischiano danni ambientali ingenti, e per questo l’appello - rivolto alla Regione, anche per il tramite dei rappresentanti locali e delle istituzioni del territorio - è quello di recedere da questa decisione «assurda e burocratica».

Barbara Mastino



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