La Nuova Sardegna

Sassari

Furesi: «L’Ateneo guiderà il rilancio del territorio»

di Giovanni Bua
Furesi: «L’Ateneo guiderà il rilancio del territorio»

Parla il quarto candidato alla successione del rettore Massimo Carpinelli «Serve maggiore consapevolezza del nostro ruolo e della nostra forza»

05 luglio 2020
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SASSARI. «La città, il territorio, la regione, vivono una profonda crisi economica, sociale, demografica, politica. L’università no, e non lo dico io ma tutti gli indicatori. E dunque è arrivato il momento di caricarci la nostra comunità sulle spalle, prendere ancora maggiore consapevolezza del nostro ruolo. Abbattere gli steccati e sederci nei tavoli da protagonisti. Per dire cosa ci serve, e cosa possiamo fare per aiutare. Tutti».

Mette da parte la sua “cifra” discreta Roberto Furesi, che per anni ne ha contraddistinto il lavoro al fianco del rettore Massimo Carpinelli come delegato a sistema bibliotecario, archivi, museo, rapporti con i media, promozione dell'immagine dell'Ateneo e divulgazione scientifica. E lancia la sua personale corsa alla successione, quarto candidato, dopo Gavino Mariotti, Giampaolo Demuro e Plinio Innocenzi, a raccontare sulle pagine della Nuova la campagna rettorale che culminerà con il voto atteso per i primi di ottobre. Con elezioni ancora da indire, tra non poche polemiche.

«Non ci perdo il sonno – sottolinea il professore ordinario di Economia ed Estimo Rurale –. So che il primo novembre ci sarà un nuovo rettore. E so anche che tanti grandi Atenei non hanno ancora indetto le elezioni. Sicuramente viviamo una situazione particolare. E il lockdown ha reso particolare e difficile questa campagna rettorale per tanti motivi. Ma ora ci siamo messi in moto. E, per quanto mi riguarda, non c’è tempo di guardarsi indietro».

Indietro potrebbero guardare però i suoi sfidanti, soprattutto quelli che si propongono come alternativa forte a Carpinelli, che Furesi lo identificano come “uomo del rettore”. «Bisogna distinguere bene le cose – sottolinea Furesi –. Io penso che per dare un giudizio negativo del rettorato di Carpinelli bisogna essere intellettualmente disonesti. In sei anni i conti dell’Ateneo sono tornati in ordine, le iscrizioni sono cresciute come il numero dei corsi, l’università ha vissuto un recupero di credibilità e visibilità importante, una cifra internazionale riconosciuta da tutti, una progettualità che darà frutti per gli anni a venire. Detto questo io non sono l’uomo di nessuno, e sarebbe davvero ingenuo pensare che, in un mondo complesso come quello accademico, i voti si possano controllare o trasferire. I docenti, i dipartimenti, gli amministrativi, vanno conquistati uno a uno. Chi si vanta di controllare pacchetti o correnti mente. Ancor di più chi millanta padrini politici. Quello è un mondo che non esiste più».

Niente politica dunque: «Non ho mai avuto il tempo – sorride l’aspirante rettore –. Amo definirmi un progressista liberale, ma non ho mai avuto contatti con nessun partito. Attualmente conosco, per motivi accademici, il sindaco Nanni Campus. E abbiamo un rapporto amichevole. Ma con la politica c’entra davvero poco. Detto questo riconosco all’università, e al ruolo di rettore, un significato fortemente politico. Che vorrei accrescere ancora. Un ruolo da protagonista però, non subalterno a nessuno».

Sulla continuità con Carpinelli: «Io penso – spiega Furesi – che il lavoro di tutti i rettori debba seguire un filo, una strada condivisa. A cui ognuno deve aggiungere la sua visione. Io, negli anni, ho maturato le mie idee. E la convinzione che sia arrivato il momento di scendere in campo in prima persona per realizzarle». La più forte: «Il nuovo ospedale. Mi batterò perché sia realizzato. Basta rattoppi, progetti vecchi ancor prima di nascere. Il mondo cambia in continuazione, e con il Covid è stato rivoluzionato. È il momento di fare un salto di qualità. E, chiaramente, insieme al nuovo ospedale, nuova linfa per la facoltà di medicina, per la scuole di specializzazione da difendere e potenziare. Perché Medicina è il “core business” dell’università e della città».

Un taglio da “scienziato” che rischia di alimentare le storiche rivalità con gli umanisti: «Io sono un economista agrario – sorride Furesi – e insegno Estimo, che ha molti risvolti filosofici. E per me l’area umanistica è un pilastro, non solo dell’Ateneo ma della formazione del sapere critico di una comunità. Noi inoltre abbiamo professionalità assolute, di livello nazionale e internazionale, oltre che una storia gloriosa. Quindi nessun dualismo, anzi. Io cercherò di rimettere l’area umanistica al centro del nostro progetto di sviluppo. Meglio, cercherò di renderla protagonista del disegno di sviluppo della città e del territorio».

A proposito di dualismo, impossibile non citare quello con Cagliari: «Datato – continua Furesi – e poco più che folcloristico. Uniss e Unica sono diverse, ma hanno problemi simili. E possono trovare aree di importante collaborazione e sinergia. Sicuramente non hanno motivo di farsi la guerra».

L’obiettivo di mandato: «Rendere Sassari compiutamente una città universitaria. Che associ il marchio Uniss ad apertura, aiuto, possibilità, motore di economia e indotto. Chiaramente per questo bisogna alzare il livello dei servizi offerti. E lavorare su una residenzialità diffusa, sia mandando avanti i progetti campus, sia superandoli con un accoglienza in stile “collegi” di Pavia, sotto il diretto controllo dell’università, più flessibile e adatta a un mondo in continua evoluzione».

Spazio poi all’inclusività: «Vero marchio di fabbrica di un’università – sottolinea Furesi –. Dobbiamo permettere ai migliori di frequentare il nostro Ateneo. E dobbiamo andare a trovarli nelle scuole. Con le quali il rapporto va riallacciato. E alle quali dobbiamo offrire tutto il possibile supporto. E continuare l’ottimo lavoro con il polo penitenziario. E, visto che si siamo, ci tengo a dire che bisogna lavorare a una vera parità di genere. Non solo di principio ma declinata in misure pratiche, grandi e piccole. Penso ad esempio a un nido aziendale, anche per gli impiegati amministrativi».

Amministrativi che pesano solo il 10 per cento nel voto per il rettore: «Ma sono l’anima dell’Ateneo. E hanno tra le loro fila professionalità di assoluto livello. Tengo molto ad avere rapporti costanti, vicini. E a rimettere mano alla partita della contrattazione, magari pensando a benefit e aiuti». Ultimo punto la collegialità, che molti indicano come il punto debole della gestione Carpinelli. «La struttura dell’università è di per sé verticistica – chiude Furesi – e il concetto di scelte collegiali rischia di essere demagogico. Però non lo è l’idea della condivisione, che deve essere costante. Io penso a un rapporto stretto con i dipartimenti, magari con una sorta di question time semestrale durante cui mettere sul piatto i problemi e le proposte. E la porta del mio ufficio sarà sempre aperta. Il punto è che il momento è difficile, e per mantenere la rotta bisogna remare tutti dalla stessa parte. Sono convinto che questo all’interno dell’Ateneo sia chiaro a tutti. E che sia arrivato il momento di dimostrarlo a noi stessi, ma anche a tutto il territorio. Che nell’università deve trovare aiuto, disponibilità, orgoglio. Per riguadagnarci, tutti insieme, il ruolo che ci spetta».

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