La Nuova Sardegna

Sassari

Metano, la linea di Conte non convince

di Giuseppe Centore
Metano, la linea di Conte non convince

Forti perplessità dalla Cgil e dalla Regione sulla bozza del testo che sarà portato in Consiglio dei ministri

06 luglio 2020
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CAGLIARI. Arriva in Consiglio dei Ministri l’atteso decreto Semplificazioni che riguarda anche l’isola. Nel decreto si parla di accelerare i tempi per i grandi lavori infrastrutturali. E questo tema riguarda il cavo Terna; per gli esperti, con queste norme si potrebbero ridurre i tempi autorizzativi a due anni (la media oggi è sette). Nel decreto limato dai tecnici dei ministeri c’è anche una parte rivolta alla metanizzazione che riguarda il primo dei quattro momenti del sistema metano: l’approvvigionamento da un rigassificatore della penisola ad analoghi impianti sardi.

Questo momento prevede una tariffa unica a quella nazionale, come se l’isola fosse collegata da un tubo, virtuale, dal punto di scambio nazionale (dove gli operatori, non gli utenti, comprano e vendono il gas) ad un punto di arrivo in Sardegna. Basta questo elemento a sancire la conquista del metano ? No, perché gli altri tre elementi del processo (rigassificazione, trasporto e distribuzione ai singoli utenti) rimangono fuori dal sistema. Sindacato e la Regione vogliono di più.

Il sindacato. Michele Carrus, segretario regionale Cgil, vede la parte del bicchiere piena, «è positivo che la virtual pipe line venga citata per la prima volta; è positivo che si faccia riferimento alle opere per allo stoccaggio e rigassificazione come parte della rete nazionale gas», ma poi precisa che così come è il decreto è inadeguato. «Resta il nodo della efficace e sostenibile modalità di distribuzione interna del gas. Quale sarà la connessione tra il punto di arrivo e il resto dell’isola? Il decreto non lo dice. Non si può pensare a un modello satellitare con pochi depositi e minirigassificatori, al servizio di pochissimi grandi consumatori. E al metano solo come combustibile per far andare le nuove centrali. Serve altro; una rete di distribuzione del gas per tutti e che domani, con l’idrogeno servirà per alimentare la mobilità pubblica e privata».

Per Carrus il modello che esce dal decreto, delineato dai tecnici del Mise sotto la supervisione politica della sottosegretaria dei Cinque Stelle Alessandra Todde, (contraria alla dorsale) non è neppure appetibile dal punto di vista ambientale. «C’è un solo modo per potenziare il sistema energetico sardo, con la dorsale che sostiene e giustifica anche il cavo di Terna». Il segretario della Cgil avvisa i politici su un equivoco: l’isola può fare a meno delle sue centrali da fossili e “vivere” con i cavi e i sistemi di accumulo (futuribili) e idroelettrici? Per Carrus una bestemmia. «Qualsiasi prospettiva di sviluppo infrastrutturale non può far a meno di adeguata capacità di produzione. Ok alle connessioni, ma servono le produzioni».

Le paure di Carrus sono fondate. La scelta del Mise di mandare avanti solo il primo pezzo del sistema dorsale, è la conferma di quanto al ministero dello sviluppo Economico si va dicendo da mesi: sostenere solo i grandi utilizzatori di gas, creare un punto di arrivo al sud Sardegna, magari a Portovesme o vicino a Cagliari, fare in modo che Eurallumina possa utilizzare non più il vapore prodotto dalla centrale Enel a carbone ma quello prodotto da una analoga centrale a gas. Tutto qui. Così, metano per pochi, molto pochi.

La Giunta. I dubbi del sindacato sono anche della Regione. Per l’assessore all’industria Anita Pili la bozza del dl «può rappresentare una base di partenza da integrare e migliorare. Il testo non risolve la questione del trasporto fino a tutti luoghi di consumo; affronta il problema delle aree industriali limitrofe alla costa, ma non mette al centro della politica di equiparazione dei costi energetici, i cittadini e le imprese. Il progetto di metanizzazione non può essere pensato solo in ragione delle attività industriali nelle aree costiere. Un progetto tarato sulla Sardegna dovrebbe tenere conto di chi nel corso degli anni ha sostenuto il maggior costo dell’insularità, le famiglie e le imprese nelle zone interne dell’Isola. Non è accettabile che si continuino a trasferire qui progetti a misura d’Italia, abbiamo bisogno di modelli e soluzioni a misura della nostra Sardegna».

L’assessore Pili giudica negativamente lo scenario che si intravvede dal decreto. «Un solo rigassificatore posizionato nel Sud Sardegna, non può essere da solo la soluzione giusta. Sappiamo che non sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno necessario alla auspicata ripresa industriale e tantomeno sarebbe la soluzione adeguata per garantire una distribuzione regolata verso l’interno». Dalle parole di sindacato e Regione si capisce che la strada per arrivare a un sistema organico di metanizzazione, è lunga. Gli ostacoli sono più politici che tecnici.
 

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