La Nuova Sardegna

Sassari

L’Università si prepara a riabbracciare gli studenti

di Roberto Sanna
L’Università si prepara a riabbracciare gli studenti

Senato accademico unanime: a settembre riaprono aule, laboratori e biblioteche Il rettore Massimo Carpinelli: «Nel nostro ateneo si vive la città, giusto riaprire»

07 luglio 2020
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SASSARI. A settembre e ottobre si ritorna in aula. O meglio, l’Università di Sassari riapre le porte e si riappropria di un ruolo storico in città, quello di fulcro di una grande comunità di studenti. Ieri mattina il Senato accademico si è espresso in questo senso all’unanimità, con un indirizzo condiviso da tutti i direttori dei dipartimenti. La didattica a distanza che ha tenuto, per forza di cose, banco negli scorsi mesi comunque resterà attiva ma avrà un ruolo sostanzialmente di supporto: il motore dell’anno accademico riprenderà a essere l’attività nelle aule e nei laboratori.

Nello stesso periodo in cui si accenderà il dibattito sull’elezione del nuovo rettore (il mandato Massimo Carpinelli scadrà il 31 ottobre e a breve il rettore fisserà la data delle elezioni, che si svolgeranno comunque tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre), l’ateneo sassarese ricomincerà a viaggiare a pieno regime per riportarsi sugli standard pre-covid: «L’Università a Sassari non è solo un posto dove si insegna – dice Massimo Carpinelli – ma è qualcosa di più: è un modo di vivere la città. Così come la didattica è una scuola di vita. Per questo vogliamo riprendere come prima in tutte le discipline, ovviamente in sicurezza. Crediamo molto in questo nostro ruolo, anche perché vogliamo che tutti gli studenti siano alla pari e non capiti che chi sta meglio economicamente possa risultare, in qualche modo, avvantaggiato».

«Il Senato accademico ha voluto dare un segnale molto forte alla città, sempre rispettando le regole nazionali – aggiunge Rossella Filigheddu, prorettore per la didattica –. Vogliamo che i nostri studenti riprendano a vivere l’università come prima e che riprendano la loro residenza in città, noi apriremo tutto ciò che è naturale in un ateneo: le aule per le lezioni, certo, ma anche le biblioteche e i laboratori. Ogni dipartimento poi deciderà tempi e modi, nel rispetto dei piani didattici e delle esigenze delle diverse discipline». La didattica a distanza passerà quindi nelle retrovie anche se non scomparirà e del tutto e, anzi, consentirà di stare vicino agli studenti alle prese con situazioni contingenti importanti: «Sarà dedicata a situazioni particolari, per esempio quelle causate dai problemi dei trasporti – conclude Rosella Filigheddu –. Ci consentirà anche di stare vicino agli studenti lavoratori, alle donne in gravidanza, agli studenti del polo penitenziario. La vita nel nostro ateneo però dovrà svolgersi con la presenza degli studenti e su questo siamo stati tutti d’accordo».



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