La Nuova Sardegna

Sassari

Il milionario c’è, ma in incognito

di Luigi Soriga
Il milionario c’è, ma in incognito

Pioggia di giocate, la caccia al vincitore, le battute: «Se pago il caffè con 59 milioni, avete il resto?»

09 luglio 2020
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SASSARI. Il simpatico delle 10 si presenta così: «Ho portato la carriola, eccomi a riscuotere». Poi c’è l’amico: «Se pago il cappuccino con 59 milioni, ce l’avete il resto?». All’inizio al bancone si ride, poi si sorride, poi si materializza un ghigno tipo emiparesi, e per fortuna che c’è la mascherina a salvare tutti.

Il giorno dopo, è come nei santuari toccati dal miracolo, che a farci un piccolo pellegrinaggio ci si può solo guadagnare. Magari assieme al caffè c’è in omaggio una infinitesima dose di quella clamorosa fortuna di cui è intriso questo luogo. Alla ricevitoria 2 Effe Caffè, ieri mattina in molti vidimano il loro rapporto con la sorte. «Tante persone curiose, tante giocate in più al Superenalotto», dice la titolare Piera Fara. Come se il “Fattore C” ora avesse una sua precisa geolocalizzazione, e la Dea Bendata avesse preso residenza in via Luna e Sole. Anzi, qualche cliente la sfida proprio: «Ho giocato gli stessi identici numeri, quelli della vincita». E chissà se lui o lei c’è, lì in mezzo, con aria indifferente, come il killer che torna sul luogo del delitto a osservare gli investigatori all’opera. Magari potrebbe essere il barista Carlo Delussu. Che dice: «Se avessi vinto stamattina mi sarei presentato al lavoro. Avrei fatto finta di nulla. Solo dopo aver intascato tutti i soldi, allora sì, sarei sparito definitivamente». Due sere fa, alle 21, c’era proprio lui. «Stavo abbassando la serranda, e mi si è avvicinato uno. Ho pensato: il solito rompiscatole che si ricorda all’ultimo delle sigarette. Mi dice: da voi è stato vinto un jackpot da 59 milioni e state chiudendo? Pensavo mi stesse prendendo in giro. L’ho guardato meglio: era un giornalista. Ecco, questa storia l’ho saputa così». E racconta: «È una cosa strana, è come se me lo sentissi. Io che non gioco mai al Superenalotto, da un mese, ogni giorno, ho comprato la schedina. L’unica volta che non ho giocato, perché non avevo spiccioli, è stato quattro giorni fa. Vuoi vedere che magari ho lasciato proprio la schedina giusta?».

Tutti naturalmente chiedono: «Ma chi è il fortunato? Avete idea? Si è fatto vivo? Vi lascerà una ricompensa?». Ma con una giocata così anonima, da 3 euro, non ha lasciato alcuna firma e potrebbe essere chiunque.

Allora l’altro tormentone è: «Cosa faresti con tutti quei soldi?». E lì l’eterna disputa tra chi, da quel momento preciso, cancellerà la parola “lavoro” dal suo vocabolario e la sostituirà con i termini ozio, hobby, svago, e tutte quelle attività ricomprese nella macrocategoria “non fare un cacchio dalla mattina alla sera”. E chi invece pensa comunque di continuare a lavorare, «guai a lasciarlo, perché senza lavoro ci si annoia e ci si abbruttisce».

Gian Piero Lobino, 66 anni, invece ha le idee chiare: «La pastorizia è sempre stato il mio sogno, comprerei pecore, 59 milioni di pecore. E magari anche la Torres Calcio, la porterei in serie A e sarò il nuovo presidente».

I sogni, poi, sono tarati anche in base all’anagrafe. La nonna terrebbe per sé ciò che le basta per vivere bene: «darei tutto a figli, nipoti e tanta beneficenza». Il nipotino di sei anni, invece, che ha tutta la vita davanti, vuole subito premere sull’acceleratore: «Comprerei una Bugatti Kiron». Vuoi mettere? 400km orari, da via Luna e Sole al Quadrato in 5 secondi.

Chissà se il fortunato è lì in mezzo, che annusa e soppesa queste fantasie. Magari è il tipo seduto al tavolo con una coca-cola, o la ragazza che chiacchiera al cellulare. O magari è ancora nella sua casa che urla come Tardelli ai Mondiali. Perché nel bar forse avrebbe dato nell’occhio. Quello con aria da «mannaggia capita sempre agli altri», con fare indifferente, ma l’unico che cammina senza gravità, a mezzo metro da terra, come gli astronauti sulla luna.

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