La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, il caos organizzato dell’Agenzia delle Entrate

Luigi Soriga
Sassari, il caos organizzato dell’Agenzia delle Entrate

Niente totem, niente tagliacode, solo una guardia giurata a gestire le file. La porta è chiusa al pubblico e il cortile esterno diventa un’enorme sala d’attesa 

12 luglio 2020
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SASSARI. L’agenzia delle Entrate del post covid è sulle spalle di una guardia giurata. È lui, al momento, il depositario del sapere e del potere, è lui che deciderà i destini di decine e decine di utenti in fila. Non ci sono totem, non ci sono taglia code, non c’è nessun addetto con cui parlare. C’è un cartello che avverte, della serie «o voi che entrate...». Disporsi su due file: a sinistra non prioritaria, a destra prioritaria. Il bello è che entrambe le direzioni, dal momento che il cortile interno è un rettangolo, convergono nel medesimo punto, cioè alla porta degli uffici. La quale, naturalmente è chiusa. Quindi, in quel determinato punto, le file si mixano e si shackerano e il cortile si trasforma in una enorme sala di attesa a cielo aperto dominata dall’indeterminatezza cosmica. In questo caos dove tutti si guardano negli occhi smarriti, in cerca di un perché, l’unica stella polare che indica la retta via per sbrigare la pratica, è armato di pistola, divisa azzurra e tanta ma tanta pazienza. Ogni cinque minuti fa capolino dall’ingresso principale, e si concede al pubblico come le star. Poco ci manca che ogni volta parta la ola. In quegli istanti il distanziamento sociale si riduce a livello zero, e i clienti si fanno sotto come api al miele. Saltano gli ordini di arrivo, le priorità, le raccomandazioni di tenersi a un metro, e vince chi è meno timido e ha la voce più squillante. «Devo richiedere il codice fiscale!». «Devo consegnare i documenti». «Mi hanno detto che dovrei rivolgermi allo sportello...». La privacy diventa un optional e nella fila si aprono dibattiti su come affrontare le questioni. «Anche a me è successa la stessa cosa...». La guardia giurata, in queste settimane di rodaggio, ha sviluppato il senso pratico di una Cpu di ultima generazione. Da indicazioni confuse estrapola informazioni utili, le condensa e le porta agli impiegati. Raccoglie tre o quattro quesiti e pratica per volta, poi riemerge dalla porta a vetri dopo cinque minute con i responsi: «Lei può entrare». «Lei invece deve fare...». Il problema nasce quando l’utente non si accontenta della sentenza, ma replica con una serie di ma. La guardia giurata è un processore in carne e ossa che non può dedicare più di tre minuti a persona, altrimenti tutto si ingolfa, la gente si innervosisce, cominciano le liti sul chi c’era prima, anche i timidi cominciano a ruggire, e scatta la rivolta. Insomma, la gestione umana può funzionare benissimo, ma spesso il supporto della tecnologia, i totem, i tagliacode, i numeretti elettronici sono vitali per governare il caos. Soprattutto se la fila si fa in piedi, non esistono sedie, c’è caldo, e le regole dovrebbero essere dettate da buona educazione e rispetto.

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