La Nuova Sardegna

Sassari

Hotel, guadagni al 15 per cento

di Luigi Soriga
Hotel, guadagni al 15 per cento

Settore in ginocchio a giugno, piccola ripresa a luglio e alcune strutture hanno deciso di non aprire

15 luglio 2020
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SASSARI. Il Covid è entrato a gamba tesa sul sistema turismo e i primi a uscire con le ossa rotte sono stati gli albergatori. La maggior parte hanno stretto i denti, si sono rimboccati le maniche, e hanno comunque deciso di affrontare i rischi di una stagione tutta in salita.

I primi dati, forniti dalla Federalberghi-Confcommercio, non sono incoraggianti: su 95 strutture della Provincia di Sassari, la metà hanno aperto i battenti a giugno, e i fatturati si sono stabilizzati intorno al 15 per cento di quelli storici consolidati. Tradotto in soldi: ogni 100 euro prodotti a giugno 2019 corrispondono a soli 15 euro prodotti a giugno 2020. Come se in una famiglia abituata a due stipendi e a una entrata di 3000 euro, improvvisamente debba cavarsela con 600 euro. «A luglio le strutture aperte sono circa l’85% del totale, e le produzioni si attesteranno intorno al 20-25% delle omologhe del mese di luglio 2019 – spiega il presidente provinciale di Federalberghi Stefano Visconti –. Per agosto, forse qualche speranza in più, visto che le richieste comunque stanno arrivando. Nella migliore delle ipotesi, le produzioni mensili non supereranno il 35% di quelle relative al mese di agosto 2019. Per settembre, è molto presto per fare previsioni, visto che la finestra di prenotazione si è ridotta a 7-10 giorni, contro i 45-60 giorni abituali. Il Covid-19 ha minato la fiducia negli spostamenti, il reddito delle persone, l’accessibilità alle mete turistiche e lo spirito che accompagna il viaggiatore quando pianifica una vacanza. Per questo motivo, settembre non riserverà delle liete sorprese agli albergatori sardi, anche perché i Tour Operator si stanno concentrando a pianificare la stagione turistica 2021 considerando persa quella in corso».

Alcuni hotel storici per la prima volta hanno dovuto issare bandiera bianca, perché non sarebbero riusciti a rientrare nei costi. Ad Alghero non hanno aperto il Baia di Conte con i suoi 1200 posti letto e anche il Calabona. A Platamona ancora cancelli chiusi per il Plage Noir (ex Belo Horizonte). A Stintino pacchetti ribassati nella maggior parte delle strutture, dal momento che la domanda è drasticamente calata e il mercato non fa sconti. «In genere gli albergatori erano abituati ad operare su una finestra di prenotazione che copriva due mesi. In sostanza ci si muoveva sempre a metà maggio. Questa stagione, causa pandemia, le prenotazioni in quella fascia temporale non sono arrivate, e le poche pervenute sono state cancellate. Chi ha scelto l’azzardo di aprire lo ha fatto per due motivi: il primo è la tutela della forza lavoro, per non abbandonare i propri dipendenti. La seconda è che il mercato dimentica in fretta, e una presenza può essere vitale per gli anni successivi». Certo è che, per quasi tutti, si profila un’attività in perdita, anche perché i costi di gestione, nella fase di emergenza, sono più alti.

«Questo aspetto esiste, ma a dirla tutta è quello ci incide di meno. Gli alberghi erano già abituati alle operazioni di igienizzazione dei locali, alla meticolosa pulizia delle cucine, alla sanificazione degli impianti di areazione. Per noi rappresentava la routine. La novità consiste più che altro nell’utilizzare prodotti a base alcolica, con un potere disinfettante maggiore. Le norme più restrittive penalizzano invece nella riduzione degli spazi utilizzabili, per via del distanziamento sociale».

L’unica arma efficace che gli operatori del settore potranno mettere in campo, sarà quella di puntare alla qualità del servizio offerto, in modo da tenere stretta la fiducia dei clienti e del mercato.



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