La Nuova Sardegna

Sassari

Palazzo storico conteso, il teste non mentì in aula

di Luca Fiori
Palazzo storico conteso, il teste non mentì in aula

Condannato in primo grado per il raggiro della sede storica della Confraternita Antonio Dettori è stato assolto in appello nonostante l’usucapione dello stabile

18 luglio 2020
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SASSARI. Erano riusciti a convincere un giudice di avere diritto di usucapione su un palazzo d’epoca - disabitato da anni in pieno centro storico - sfruttando l’inconsapevole complicità di un ufficiale giudiziario e il racconto in aula di alcuni testimoni convinti a raccontare durante l’udienza una storia credibile ma lontana dalla realtà.

Un raggiro complicato, pensato nel dettaglio e venuto alla luce grazie all’occhio attento di alcuni residenti del centro storico. Ma che nel mentre aveva visto l’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, l’antico ente ecclesiastico con sede nella chiesa di Sant'Andrea nel cuore della città vecchia, perdere il possesso di un palazzo in via San Sisto.

Scoperto il raggiro la Procura della Repubblica aveva aperto un’inchiesta e nel 2013 nell'edificio «sottratto» ai devoti del Santissimo Sacramento erano scattati i sigilli dei carabinieri del nucleo Tutela del patrimonio culturale.

Il sequestro preventivo era coinciso con la notifica di cinque iscrizioni nel registro degli indagati con l'accusa di concorso in false dichiarazioni, falso ideologico e falsa testimonianza. Nei guai erano finiti in cinque: un falegname sassarese, il suo datore di lavoro, i due testimoni convinti a raccontare il falso durante il processo e un avvocato accusato inizialmente di aver ingannato l'ufficiale giudiziario facendogli notificare l’atto di citazione per il processo che vedeva al centro della contesa il palazzo di via San Sisto, nella falegnameria dove lavoravano gli altri indagati.

Durante il processo di primo grado, durato sei anni, l’avvocato era stato assolto e la maggior parte degli altri imputati era venuta a mancare. L’unica condanna era arrivata per Antonio Dettori, sassarese di 41 anni (difeso dall’avvocato Marco Manca) che aveva raccontato davanti al giudice che negli ultimi vent’anni il falegname che aveva messo gli occhi sul palazzo d’epoca aveva avuto il pieno possesso dell'edificio. In primo grado quelle affermazioni gli erano costate una condanna da parte del giudice Mauro Pusceddu di anno e quattro mesi di reclusione.

Ieri mattina la corte d’appello di Sassari ha ribaltato la sentenza. Il collegio presieduto da Maria Teresa Lupinu lo ha assolto dall’accusa di aver mentito al giudice.

Sette anni fa l’Arciconfraternita aveva scoperto per caso che il tribunale aveva dichiarato nuovo proprietario del palazzo d'epoca un falegname della via. Il raggiro era stato scoperto a fine settembre perché alcuni abitanti della zona avevano segnalato che degli sconosciuti stavano cambiando le serrature dell'ingresso del palazzo di via San Sisto. Grazie al lavoro dell’avvocato Laura Secchi, che tutelava l’Arciconfraternita era stata scoperta la truffa ed erano scattate le indagini da parte della Procura.

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