La Nuova Sardegna

Sassari

Cantiniere morto, consulente in aula

Cantiniere morto, consulente in aula

La tragedia alle Tenute Delogu, l’ingegnere: «In azienda era tutto a norma»

25 luglio 2020
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SASSARI. Un anno prima del terribile incidente alle Tenute Delogu (a pochi chilometri da Alghero) nel quale perse la vita Paride Meloni – agrotecnico sassarese di 46 anni morto dopo aver respirato i gas di fermentazione del mosto messo a riposare in uno dei silos dell’azienda – gli uomini dello Spresal avevano fatto un sopralluogo nell’azienda. «Emerse che tutto era in regola» ha confermato ieri l’ingegnere Anna Assunta Casula, consulente della sicurezza, nel processo per omicidio colposo che vede come imputato Piero Delogu (difeso dagli avvocati Nicola Lucchi e Paolo Mele), titolare delle Tenute per le quali la vittima lavorava da venticinque anni.

«Conosco bene l’azienda – ha detto l’ingegnere Casula rispondendo alle domande del pubblico ministero Angelo Beccu – sono responsabile del servizio prevenzione per la sicurezza nel posto di lavoro. Constatai che Meloni, così come gli altri lavoratori, era in regola con la formazione di base e specifica che i dipendenti devono avere per essere informati sui rischi».

L’8 settembre del 2017 Paride salì sul silos forse per vedere a che punto era il mosto. Appena si era affacciato una vampata lo aveva investito – questa era stata la ricostruzione della prima ora – e non era riuscito a riprendersi. I colleghi lo avevano cercato, non lo trovavano nell’azienda, lo chiamavano al cellulare ma il telefono squillava a vuoto. Poi un operaio lo aveva trovato.

«Paride era uno che si spostava molto all’interno delle Tenute – aveva raccontato il giorno dopo la tragedia proprio Piero Delogu – faceva anche il manutentore. Conosceva perfettamente questo lavoro, era con me da 25 anni». Non solo un dipendente, quindi, ma uno di famiglia. Un bravissimo cantiniere, scrupoloso e attento.

La testimone, ieri, ha anche confermato che l’areazione nei locali era adeguata e non era necessaria la presenza dei respiratori. Nè, per salire su quella botte altra tre metri, servivano supporti particolari o la presenza di altre persone perché c’era una scaletta che consentiva di lavorare in sicurezza. Il 25 settembre saranno sentiti i tecnici che realizzarono le cisterne. (na.co.)

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