La Nuova Sardegna

Sassari

«Pazienti psichiatrici o pacchi postali?»

«Pazienti psichiatrici o pacchi postali?»

Desirè Manca (M5s) denuncia il trasferimento a Cagliari di 12 “ospiti protetti”

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SASSARI. «Trasferiti da Sassari a Cagliari, costretti a portare avanti il percorso di riabilitazione con equipe estranee, inviati alla stregua di pacchi postali a centinaia di chilometri da casa, come se l’allontanamento non avesse alcuna conseguenza rispetto alla buona riuscita della terapia stessa».

La capogruppo del M5S Desirè Manca, porta all’attenzione del Consiglio regionale la vicenda di dodici pazienti psichiatrici. Fino al 15 luglio erano ospiti delle comunità sassaresi Gli Ulivi, Le Ginestre, I Mandorli, ma poi il direttore della Assl di Sassari ne ha disposto il trasferimento in una struttura dell’hinterland cagliaritano.

«Tale trasferimento – sottolinea Desirè Manca – risulta inspiegabile, poiché, stando alle motivazioni dichiarate, il motivo sarebbe da ricercarsi negli urgenti lavori di manutenzione nella sola struttura Gli Ulivi. Quindi soltanto una delle tre strutture interessate dai trasferimenti».

E prosegue: «È così che, inspiegabilmente, queste persone nell’arco di alcune ore si sono trovate catapultate in strutture a loro aliene, distanti decine di chilometri dall’ambiente di vita e di cura al quale sono abituate e costrette nel contempo a portare avanti le terapie riabilitative con equipe sconosciute. Condizione che mette quindi a rischio, anche solo potenzialmente, il percorso riabilitativo svolto sinora. La maggior parte di questi pazienti segue progetti di riabilitazione importantissimi, alcuni attivati attraverso un provvedimento dell’autorità giudiziaria e sotto la responsabilità di un amministratore di sostegno».

La mozione presentata in Regione, a prima firma Desirè Manca, in particolare, impegna l’assessore alla Sanità Nieddu a valutare soluzioni alternative al mero allontanamento dei pazienti dagli ambienti di cura a loro familiari in modo da poter garantire un’adeguata assistenza, oltre alla continuità terapeutica da parte dei sanitari e degli operatori nei quali tali pazienti ripongono ormai la loro fiducia».



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