La Nuova Sardegna

Sassari

Mamone, l’inchiesta approda a Sassari

Mamone, l’inchiesta approda a Sassari

Peculato e droga nella colonia penale, la cannabis coltivata a Mores e Bonorva

29 luglio 2020
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SASSARI. È approdato nell’ufficio del gip di Sassari Michele Contini un filone dell’inchiesta che ha interessato la colonia penale di Mamone e che la prima settimana di luglio aveva portato, a Nuoro, all’arresto di cinque persone (tra cui un impiegato amministrativo e un poliziotto penitenziario) accusate a vario titolo di peculato, ricettazione e coltivazione di marijuana. Ad altre due persone (due sorelle) era stata invece imposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora per coltivazione di stupefacenti. E sarebbe proprio questo reato ad aver fatto scattare la competenza territoriale di Sassari, perché la piantagione di marijuana – 240 piante di cannabis indica – sarebbe stata scoperta all’interno di un capannone-ovile nelle campagne di Mores, nella località “Preddas Fittas”. Ad altri tre indagati è contestata anche la coltivazione «di un numero imprecisato di piante di cannabis» – scrive il gip di Sassari nell’ordinanza – stavolta all’interno di un terreno tra Bonorva e Giave.

L’indagine era partita dopo il ritrovamento, nel 2017, di otto cellulari e di marijuana in una delle diramazioni di Mamone. Gli arrestati sono Giuseppino Contu, dipendente amministrativo e al vertice dell’ufficio in cui passava la gestione delle merci in ingresso e uscita di Mamone; Battista Tito Canu, agente in servizio nello stesso carcere, Vito Maurizio Cossu, (ex detenuto della colonia), Mauro Chessa, di Isili, e Mauro Pinna, detto “l’agronomo”. Era stato invece disposto l’obbligo di dimora per Elena Tolu, moglie di Contu, e per la sorella Maurizia, residente a Mores, moglie di Pasquale Giorgio Turtas, allevatore 60enne originario di Bitti ma residente a Mores già arrestato un anno fa dalla squadra mobile di Nuoro (il 20 settembre prossimo è stata fissata l’udienza preliminare per quest’ultimo). Tutti sono difesi dagli avvocati Antonio Secci, Angelo Merlini, Ivano Iai, Roberto Sanna, Herika Dessì e Gianfranco Congiu. «Un gruppo criminale non improvvisato – scrive il gip di Sassari nell’ordinanza firmata pochi giorni fa – ma ben collaudato» che manifestava «scaltrezza» utilizzando «per le comunicazioni concernenti la coltivazione illecita schede telefoniche “dedicate” intestate a prestanome del Bangladesh». Il gip rimarca poi che «gli elementi probatori riguardanti la piantagione realizzata a Mores sono emersi sulla base delle intercettazioni telefoniche e ambientali». (na.co.)



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