La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, un progetto da 5 milioni per il Fosso della Noce

di Giovanni Bua
Sassari, un progetto da 5 milioni per il Fosso della Noce

Il Comune chiede al Ministero i fondi per mettere in sicurezza la vallata

11 settembre 2020
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SASSARI. Cinque milioni di euro per il Fosso della Noce. È quanto il Comune di Sassari sta chiedendo al ministero degli Interni, cercando di sedersi al tavolo nel quale verrà spartita la maxi torta da 350 milioni di finanziamenti per la messa in sicurezza del territorio che verranno erogati nel 2021. Il progetto di fattibilità tecnica ed economica è già pronto, firmato dal dirigente delle Infrastrutture della mobilità Fabio Spurio, con il settore guidato dall’assessore Gianfranco Meazza che ha fatto gli straordinari per mettere insieme le carte, che vanno spedite al Dipartimento per gli affari interni e territoriali del ministero tassativamente entro il 15 settembre, e che sono state approvate dalla giunta lo scorso mercoledì.

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La partita è antica quanto complessa. E riguarda da una parte la reale, per quanto abbastanza teorica, pericolosità idrogeologica dell’intero sistema delle valli, e dall’altra i ben più concreti vincoli che la classificazione di massimo rischio idraulico (Hi4) contenuta nel Pai assegna alla zona, bloccando di fatto qualsiasi ipotesi di intervento edilizio e di riqualificazione. Uno su tutti: il progetto del posteggio in elevazione al Fosso della Noce, che Campus caldeggia dal 2004 nella sua prima esperienza a Palazzo Ducale, e che è stato rimesso in pista anche dal suo predecessore Nicola Sanna, che per risolvere il problema aveva proposto addirittura di sostituire i due terrapieni con due ponti.

Proprio le “trincee” di viale Trento e Trieste sono infatti il più grosso problema. Attraversando, senza varchi, la valle impediscono infatti il deflusso dell’acqua, e in caso di «eccezionali eventi meteorici» (i modelli statistici ne prevedono uno ogni 50 anni) non permetterebbero il deflusso dell’onda di piena mandando sott’acqua prima di tutto le tante costruzioni realizzate sotto il livello della valle, ma anche un’area circostante indicata con un sinistro blu nelle cartine del Pai.

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Un ostacolo che il progetto si propone di rimuovere con la realizzazione di tre canali chiusi a sezione rettangolare (con la tecnica dello spingitubo) da realizzare nell’attraversamento di via Fancello e nei due terrapieni di viale Trento e viale Trieste. Nei quali è previsto anche l’allargamento della sede stradale con la creazione di marciapiedi “panoramici” sulla vallata.

Sempre dai terrapieni passerà la pista di servizio, che correrà in tutti i circa 1200 metri della vallata, con larghezze variabili tra 30 e 60 metri e un’estensione complessiva di circa 8 ettari, per le ispezioni e manutenzioni del canale e delle opere necessarie alla messa in sicurezza.

Si interverrà poi a monte, cercando di risolvere la pericolosità idraulica derivante da un corso d’acqua affluente del Rio San Giovanni che scorre nell’attigua valle dell’Eba Giara, in gran parte tombato o azzerato dall’azione «di artificializzazione dell’uomo» sviluppatasi nel corso degli anni, con l’apertura di un canale di deflusso che converge nelle infrastrutture presenti nella valle del Rosello. L’idea è quella di ridare, col tempo, vitalità ad un elemento naturale che fa parte del paesaggio storico del centro cittadino.

Un intervento complesso, i cui dettagli saranno resi noti, e discussi in consiglio comunale per potere così aggiornare il piano triennale delle opere pubbliche, solo se arriverà il via libera da parte del ministero. Il costo complessivo del progetto sarebbe di 5 milioni, di cui 3.6 di lavori. E, nell’elenco di priorità da finanziare da parte del ministero, gli investimenti di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico sono al primo posto. Resta solo da aspettare, e da sperare che il maxi intervento possa vedere la luce.


 

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