La Nuova Sardegna

Sassari

Cadde e finì in coma al via il processo

di Nadia Cossu
Cadde e finì in coma al via il processo

L’incidente a S.M. di Pisa, tre imputati di lesioni colpose Un bambino inciampò su un fil di ferro nel cortile di casa

17 settembre 2020
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SASSARI. Si è aperto ieri il processo davanti al giudice Anna Pintore per l’incidente avvenuto a dicembre del 2016 nel cortile di una palazzina popolare nel quartiere di Santa Maria di Pisa.

Erano stati giorni di angoscia quelli del Natale di quattro anni fa per i genitori di un bambino di 10 anni caduto mentre giocava vicino a casa della nonna. Il piccolo era inciampato su un filo di acciaio teso a mezza altezza e non adeguatamente segnalato, era rimasto impigliato al fil di ferro e per il contraccolpo era caduto all’indietro battendo la testa contro il marciapiede. L’inchiesta della Procura della Repubblica, affidata al sostituto procuratore Paolo Piras, aveva evidenziato fin da subito che all’interno del cantiere comunale dove il bambino era caduto non erano state rispettate le misure di sicurezza previste dalla legge.

Sul banco degli imputati – con l’accusa di lesioni colpose – sono finiti in tre: Silverio Insogna (difeso dagli avvocati Gastaldo Ceresa e Liliana Pintus) il titolare dell’impresa di Genova che stava eseguendo i lavori, Rolando Pisuttu il responsabile della sicurezza del cantiere (difeso dall’avvocato Marcello Capitta) e Paolo Nivola il responsabile unico del procedimento per conto del Comune, difeso dall’avvocato Elias Vacca. Mentre la famiglia del bambino si è costituita parte civile con gli avvocati Giuseppe e Luigi Conti. Erano stati proprio i due legali a chiedere la citazione davanti al giudice – come responsabili civili – del Comune di Sassari e dell’Asa srl, la società ligure che stava eseguendo i lavori nel cantiere. E il Comune si è costituito con l’avvocato Nicola Satta.

Dalle indagini effettuate all’epoca dagli agenti della polizia locale era emerso che il piccolo era rimasto impigliato in un cavo. Un uomo affacciato alla finestra lo aveva visto accasciarsi e svenire, lo aveva immediatamente aiutato e accompagnato in braccio a casa dei nonni che, preoccupati, dopo poco lo avevano portato al pronto soccorso. Qui il piccolo era stato visitato e medicato per le numerose escoriazioni al collo: il fil di ferro lo aveva quasi trafitto provocandogli dei piccoli strappi di pelle. Dopo tre ore il bambino era stato dimesso, ma tre giorni dopo il quadro clinico era precipitato. Riportato d’urgenza in ospedale, era stato operato d’urgenza per la rimozione di un grande ematoma e per una settimana era rimasto in coma.

Ieri mattina si è ufficialmente aperto il processo che è stato poi rinviato a gennaio per sentire i primi testimoni del pubblico ministero.

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