La Nuova Sardegna

Sassari

Due tecnici positivi nel laboratorio d’analisi

di Luigi Soriga
Due tecnici positivi nel laboratorio d’analisi

Anche in Pronto soccorso e in Clinica medica è transitata una donna contagiata La direzione: «I pazienti sono stati gestiti in sicurezza e nel rispetto dei protocolli»

23 settembre 2020
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SASSARI. La diffusione del Covid ormai ha raggiunto i livelli della primavera, non c’è il lockdown e le strade deserte a dissipare l’aggressività del virus, le scuole stanno riaprendo e l’ospedale, in questo trailer da seconda ondata, mostra le prime falle. Quattro giorni fa due tecnici che lavorano nel laboratorio di microbiologia dell’Aou, cioè il luogo dove vengono processati centinaia di tamponi e test sierologici, sono stati contagiati dal Covid. A pensarci è come se il nemico avesse fatto irruzione nella stanza dei bottoni, cioè nel cuore della fortezza, mostrandone ancora la vulnerabilità. Per fortuna la positività ha riguardato solo questi due casi isolati, mentre il resto dello staff, sottoposto successivamente a tampone, è risultato negativo. E il laboratorio di fatto non si è nemmeno fermato, perché è bastata una sanificazione per poter riprendere l’attività.

Purtroppo però non si è trattato di un singolo campanello d’allarme. Anche in pronto soccorso le maglie non sono così strette, e dalla porta di ingresso dell’ospedale possono entrare potenziali untori.

Nei giorni scorsi una paziente sintomatica, sottoposta a primo tampone con esito negativo, è stata prima presa in carico dallo staff del pronto soccorso e successivamente trasferita nel reparto di Clinica Medica, prima ancora che arrivasse l’esito positivo del secondo tampone.

«Nessun allarme in ospedale ma la consapevolezza di aver agito utilizzando i protocolli di sicurezza che hanno consentito di gestire una paziente sospetta Covid positiva - dice il direttore del Pronto soccorso dell'Aou di Sassari, Mario Oppes – sono convinto che casi di questo genere si verificheranno anche in futuro. Alla base della sicurezza ci sarà sempre l'utilizzo delle procedure e dei dispositivi di protezione individuale che consentono di proteggere gli operatori».

Infatti la procedura di ingaggio dei pazienti, nel triage esterno del pronto soccorso, è questa: vengono accolti nel tendone allestito nel cortile, fatti accomodare, per prima cosa sottoposti al termoscanner, e successivamente viene compilato il questionario con le domande sui possibili contatti a rischio. Se il paziente è asintomatico e non necessita di ricovero in un reparto, non viene eseguito il tampone. Può entrare, essere visitato, trasferito per accertamenti negli altri reparti. E questo è un canale aperto per gli eventuali positivi asintomatici, che di fatto sfuggono a qualsiasi controllo.

Sono le direttive regionali a non prevedere tampone per loro, perché i costi e l’aggravio di lavoro per il laboratorio, sarebbe insostenibile. Invece se il termoscanner ha la spia rossa, il paziente viene tamponato e trattato come potenziale caso Covid. Però tra il primo e il secondo test trascorrono varie ore, e nel frattempo vengono svolti gli accertamenti medici. Qualora il paziente risulti positivo, i reparti dove è transitato e il personale hanno corso rischi di contaminazione.

«La paziente - spiega ancora Mario Oppes - ha seguito il percorso Covid che è stato predisposto nella nostra struttura, completamente isolato rispetto all'accesso cosiddetto "pulito". Infatti, considerata l'anamnesi l'abbiamo subito catalogata come caso sospetto e gestita come tale. Sono stati fatti tutti gli accertamenti, compreso il tampone che ha dato esito negativo».

A questo punto la paziente, considerata sempre come caso sospetto, è stata trasferita in Clinica Medica e sistemata in una stanza isolata dal resto delle altre stanze del reparto. Stanza isolata, ma non certo attrezzata per contenimento Covid. I medici della struttura hanno richiesto un ulteriore esame molecolare che, questa volta, ha dato esito positivo. La paziente, poiché in quella giornata la Clinica di Malattie infettive era al completo, è stata trasferita al reparto Infettivi di Cagliari.

Al fine di garantire sicurezza agli operatori, la Sorveglianza sanitaria oggi effettuerà il tampone ad alcuni operatori della Clinica Medica, considerati come gruppo selezionato di prossimità. «Dall'indagine effettuata – afferma il direttore della Sorveglianza sanitaria Antonello Serra – risulta che gli operatori sanitari indossassero regolarmente i dpi e che la paziente è stata gestita in una stanza isolata. Per tranquillità degli operatori, inoltre, eseguiamo il tampone dopo quattro giorni perché se il virus dovesse essere presente dopo questo periodo avrà una maggiore sensibilità al test».

Intanto, ha fatto sapere Franco Bandiera primario del reparto di Medicina del Santissima Annunziata, sono risultati tutti negativi al tampone gli operatori sanitari della struttura nella quale, alcuni giorni fa, era risultata positiva al virus una Oss. «Un dato prevedibile - ha commentato - perché tutti usano regolarmente i dpi e nessuno ha contatti stretti. Sono risultati negativi anche i pazienti».

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