Brundu: Usini merita di essere capitale del vino
di Franco Cuccuru
Il sindaco uscente riconfermato alla guida del paese ha battuto l’astensionismo La sua lista, l’unica in corsa, contava sette donne su tredici candidati consiglieri
29 ottobre 2020
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USINI. «Gli usinesi mi hanno chiesto di tornare nell’ufficio del sindaco premiando la mia lista con un lusinghiero consenso». Antonio Brundu parla all’indomani della riconferma alla guida del paese. Tra i candidati della lista che hanno collezionato il maggior numero di preferenze spicca Gian Luigi Testoni, assessore uscente con 417 voti, tra le donne (ben sette, su tredici consiglieri) la new entry Gina Cudemo con 137 preferenze. A seguire Francesco Fiori (311), Giovanni Antonio Sechi (253), Gigi Sechi (133), Rita Chessa (99), Angelo Fiori (93), Rita Piras (80), Milena Meloni (72), Piera Pani (72), Ilaria Tucconi (63), Valentina Cirillo (45).
La paura dell’astensionismo è stata quindi smentita dalle urne. Ed è stata vinta anche «la battaglia contro il partito del “non voto”, comunque presente in paese – dice Antonio Brundu –. A mio avviso incredibile in quanto chi ha opinioni e idee diverse dalla nostra, poteva e può sempre metterle in campo, traducendole in impegno politico e amministrativo per la propria comunità. Prendere e perdere tempo, lasciando il paese in mano a un commissario per qualche mese, non è certamente la ricetta adatta per un centro come Usini, pieno di vita e di vitalità e non è un atteggiamento responsabile. Per questi motivi, devo dire grazie agli usinesi – ha proseguito Brundu – che hanno capito l’importanza di questa tornata elettorale anomala. Hanno capito che Usini non è un paese da commissariare, ma può benissimo autogovernarsi, sfruttando le persone che si sono proposte e che hanno messo a disposizione le loro professionalità e competenze».
Non si ricorda che Usini si presentasse alle comunali con un’unica lista. Un segnale non confortante che manifesta la disaffezione per la gestione della cosa pubblica. Ma questa situazione è anche figlia della disgregazione dei partiti politici. «Purtroppo, è vero – aggiunge Antonio Brundu – forse per la prima volta nella storia, si è presentata una sola lista. Politicamente dico che i nostri potenziali avversari non siano riusciti a trovare la quadra che potesse diventare poi la “squadra” da mettere in campo. Non è facile amministrare, non è facile amministrare con una pandemia in corso ma, prima ancora, non è nemmeno facile creare un gruppo unito, compatto e deciso a lavorare per la propria comunità, mettendo da parte ogni personalismo».
La parola prospettiva, per questa amministrazione che si insedia, è legata al concetto di continuità: «Proseguiremo tutte le opere e le iniziative iniziate lo scorso mandato – ha concluso Antonio Brundu –. Vogliamo ripartire esattamente dal punto in cui ci siamo fermati per mantenere in essere tutti i servizi legati alla famiglia. Vogliamo diventare “la capitale del Vino”, nostro principale attrattore turistico, prodotto che ci permetterà di rilanciare buona parte della nostra economia».
La paura dell’astensionismo è stata quindi smentita dalle urne. Ed è stata vinta anche «la battaglia contro il partito del “non voto”, comunque presente in paese – dice Antonio Brundu –. A mio avviso incredibile in quanto chi ha opinioni e idee diverse dalla nostra, poteva e può sempre metterle in campo, traducendole in impegno politico e amministrativo per la propria comunità. Prendere e perdere tempo, lasciando il paese in mano a un commissario per qualche mese, non è certamente la ricetta adatta per un centro come Usini, pieno di vita e di vitalità e non è un atteggiamento responsabile. Per questi motivi, devo dire grazie agli usinesi – ha proseguito Brundu – che hanno capito l’importanza di questa tornata elettorale anomala. Hanno capito che Usini non è un paese da commissariare, ma può benissimo autogovernarsi, sfruttando le persone che si sono proposte e che hanno messo a disposizione le loro professionalità e competenze».
Non si ricorda che Usini si presentasse alle comunali con un’unica lista. Un segnale non confortante che manifesta la disaffezione per la gestione della cosa pubblica. Ma questa situazione è anche figlia della disgregazione dei partiti politici. «Purtroppo, è vero – aggiunge Antonio Brundu – forse per la prima volta nella storia, si è presentata una sola lista. Politicamente dico che i nostri potenziali avversari non siano riusciti a trovare la quadra che potesse diventare poi la “squadra” da mettere in campo. Non è facile amministrare, non è facile amministrare con una pandemia in corso ma, prima ancora, non è nemmeno facile creare un gruppo unito, compatto e deciso a lavorare per la propria comunità, mettendo da parte ogni personalismo».
La parola prospettiva, per questa amministrazione che si insedia, è legata al concetto di continuità: «Proseguiremo tutte le opere e le iniziative iniziate lo scorso mandato – ha concluso Antonio Brundu –. Vogliamo ripartire esattamente dal punto in cui ci siamo fermati per mantenere in essere tutti i servizi legati alla famiglia. Vogliamo diventare “la capitale del Vino”, nostro principale attrattore turistico, prodotto che ci permetterà di rilanciare buona parte della nostra economia».