La Nuova Sardegna

Sassari

Di Stasio: «Dialogo per pace duratura»

Di Stasio: «Dialogo per pace duratura»

Missione in Libano, riqualificati dai militari gli spazi del convento francescano

31 ottobre 2020
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SASSARI. «La presenza di un rappresentante di fede islamica alla cerimonia inaugurale dei locali del convento, denota come la convivenza religiosa tra cristiani e musulmani è possibile. Questa armonia interreligiosa deve essere protetta e tutelata da tutti gli attori presenti nel paese, attraverso dialogo e fiducia reciproca, strumenti indispensabili per una pace duratura».

Queste le parole del generale Andrea Di Stasio, comandante del settore Ovest di Unifil, l’alto ufficiale della Brigata Sassari che guida la missione in Libano, nel corso della cerimonia che si è tenuta nella municipalità di Tiro per inaugurare la riqualificazione architettonica di alcuni spazi del convento francescano di Sant’ Antonio, progetto realizzato con fondi del ministero della Difesa e portato a termine dai “caschi blu” italiani in stretto coordinamento con le autorità locali, facendo ricorso a ditte e manodopera del posto con positive ricadute economiche sul territorio.

Una salda sinergia tra la municipalità di Tiro, la comunità locale dell’ordine dei frati minori e il contingente italiano in Libano, con l’unico obiettivo di creare un moderno e confortevole centro di aggregazione didattico e formativo per ragazzi libanesi di ogni estrazione sociale e credo religioso. L’intervento ha riguardato la riqualificazione dei vari ambienti del complesso religioso mediante interventi manutentivi e di ammodernamento degli impianti secondo moderni standard di efficientamento energetico. Presente alla cerimonia il nunzio apostolico in Libano Joseph Spiteri, il rappresentante del mufti sciitita di Tiro, Rabii Kobaysi, il sindaco Hassan Mohammed Nabouq e il comandante del settore Ovest di Unifil, generale Andrea Di Stasio. Di rispetto e convivenza pacifica ha parlato anche il rappresentante del mufti sciita, valori che la comunità islamica di Tiro condivide con i frati dell’antico convento rimasto chiuso per più di vent’anni ma che, nonostante ciò, “una sola pietra non è stata toccata”, segno di una fraternità di intenti in una terra in cui la convivenza è un valore irrinunciabile.



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