La Nuova Sardegna

Sassari

I medici: rischio sottostimato per scelte politiche

I medici: rischio sottostimato per scelte politiche

Il presidente dell’ordine Nicola Addis: «Serve il grande impegno di tutti per evitare il lockdown»

10 novembre 2020
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SASSARI. «La situazione sanitaria dovuta alla pandemia sta assumendo ogni giorno di più caratteri di estrema gravità. Essa è più grave di quanto si creda».

Parole pesanti, che arrivano dal presidente dell’ordine del medici, Nicola Addis. Che, a nome dei suoi colleghi, attacca: «La classificazione in Zona gialla della Sardegna può indurre a sottovalutare il problema sanitario. La decisione del Governo è decisamente di tipo politico per salvaguardare la grave situazione economico sociale. Gli ospedali del nord Sardegna, (territorio che ricade nella competenza dell’Ordine dei Medici di Sassari) sono in una situazione di grave emergenza. Uno dopo l’altro i reparti di degenza vengono convertiti in reparti Covid e le Terapie intensive sono al limite. I dati epidemiologici registrano picchi verso l’alto giorno dopo giorno ed il personale lamenta situazioni difficilmente gestibili e seppur con grande sacrificio, non riesce più a svolgere con serenità il proprio lavoro. Con l’approssimarsi delle malattie stagionali, il sistema non potrà reggere ancora per molto e, allo stesso tempo, non potrà più esserci un valido supporto da parte della medicina territoriale».

«Vi è il rischio concreto – spiega Addis – che il sistema sanitario non solo non sia più in grado di farsi carico dei pazienti Covid, ma nemmeno di assicurare le cure ai cittadini colpiti da altre patologie, riuscendo con grande sforzo, a garantire solo le terapie salva-vita. Se vogliamo evitare in extremis un nuovo lockdown totale, (richiesto anche dalla Fnomceo) con tutte le drammatiche conseguenze economiche, sociali e psicologiche, è indispensabile l’impegno di tutti. Occorre stabilizzare gli specializzandi degli ultimi due anni impiegati nell’assistenza; potenziare le Usca, in un momento in cui le persone in isolamento domiciliare sono oltre quattrocentomila .La gestione del territorio non può più essere affidata al singolo medico di famiglia: occorre rafforzare le microequipe, investendo risorse per permettere l’assunzione di infermieri e di personale amministrativo di studio, che possano affiancare sin da ora i medici di Medicina Generale».

«É necessario – chiude Addis – anche che questi ultimi, supportati dall’Ats e dotati di tutti i più idonei Dpi possano dedicarsi al compito assistenziale ed alla diagnosi e terapia precoce dei pazienti, che è fondamentale per prevenirne il ricovero nei reparti Covid Per questo è importante che vengano sollevati da impegni aggiuntivi, quali l’effettuazione di vaccini o test rapidi, che possono essere affidati ai numerosi medici disoccupati o sotto occupati. Ognuno di noi, per limitare al massimo il rischio di contagio, a fronte di numeri in preoccupante crescita, deve assumere in prima persona comportamenti anche più restrittivi di quelli imposti. Per noi stessi, per le persone a cui vogliamo bene».

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