Stalking, la vittima al giudice: mi fermo
Imputato l’ex marito. Colpo di scena in aula: «I miei figli vengono prima di tutto»
14 novembre 2020
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SASSARI. Proprio quando l’istruttoria dibattimentale si avviava alla conclusione, la vittima di stalking ha chiesto la parola al giudice: «I miei figli sono più importanti della conflittualità con il mio ex marito, loro padre. Mi fermo qui, non voglio più andare avanti». Ed essendo gli atti persecutori un reato procedibile a querela di parte si è messa la parola fine a un processo che a breve sarebbe arrivato a sentenza.
È successo tutto ieri mattina davanti al giudice Elena Meloni. La donna, una 45enne, assistita dall’avvocato Antonio Secci, ha spiegato che i bambini e la loro serenità sono una priorità su tutto. In sostanza, nel caso in cui il processo si fosse chiuso con una sentenza di condanna per l’imputato, c’era il rischio concreto che a subire le conseguenze più pesanti sarebbero stati proprio i figli della coppia. E mettendo al primo posto la loro tutela ha scelto di fermarsi.
Il rapporto tra i due, marito e moglie, era diventato molto conflittuale dopo la separazione. L’uomo, che come spesso purtroppo accade, non aveva accettato la fine della relazione e aveva cominciato a perseguitare la ex consorte: atti di stalking che sarebbero andati avanti dal 2010 al 2014. Appostamenti, molestie telefoniche a tutte le ore del giorno, minacce e ingiurie rivolte alla ex anche quando c’erano davanti i bambini. “Fai schifo, sei una prostituta, bag.... ti sei divertita ieri notte?». E intimidazioni del tipo: «Nel 2013 non ci sarai più...».
Nel decreto di citazione a giudizio emesso all’epoca dal gip Carmela Rita Serra nei confronti dell’imputato (difeso dall’avvocato Paolo Spano) si parlava anche di aggressioni fisiche. L’ex marito avrebbe cioè colpito la vittima più volte con calci e le avrebbe anche stretto le mani al collo. Altro reato contestato era «aver eluso il provvedimento del tribunale civile di Sassari sull’affidamento dei propri figli minori, non rispettando i tempi e le modalità di incontro». (na.co.)
È successo tutto ieri mattina davanti al giudice Elena Meloni. La donna, una 45enne, assistita dall’avvocato Antonio Secci, ha spiegato che i bambini e la loro serenità sono una priorità su tutto. In sostanza, nel caso in cui il processo si fosse chiuso con una sentenza di condanna per l’imputato, c’era il rischio concreto che a subire le conseguenze più pesanti sarebbero stati proprio i figli della coppia. E mettendo al primo posto la loro tutela ha scelto di fermarsi.
Il rapporto tra i due, marito e moglie, era diventato molto conflittuale dopo la separazione. L’uomo, che come spesso purtroppo accade, non aveva accettato la fine della relazione e aveva cominciato a perseguitare la ex consorte: atti di stalking che sarebbero andati avanti dal 2010 al 2014. Appostamenti, molestie telefoniche a tutte le ore del giorno, minacce e ingiurie rivolte alla ex anche quando c’erano davanti i bambini. “Fai schifo, sei una prostituta, bag.... ti sei divertita ieri notte?». E intimidazioni del tipo: «Nel 2013 non ci sarai più...».
Nel decreto di citazione a giudizio emesso all’epoca dal gip Carmela Rita Serra nei confronti dell’imputato (difeso dall’avvocato Paolo Spano) si parlava anche di aggressioni fisiche. L’ex marito avrebbe cioè colpito la vittima più volte con calci e le avrebbe anche stretto le mani al collo. Altro reato contestato era «aver eluso il provvedimento del tribunale civile di Sassari sull’affidamento dei propri figli minori, non rispettando i tempi e le modalità di incontro». (na.co.)