Sassari, i commercianti del centro: «Aperti a pranzo per non morire»
Le attività sperimentano sinergie e nuovi orari ma in tanti temono di aver finito le forze
SASSARI. Azzoppati dal lockdown e terrorizzati dalla paura del contagio, i commercianti che dopo la chiusura forzata di marzo hanno avuto la forza di ripartire e in estate hanno sperato in una ripresa, a poco più di un mese da Natale si ritrovano nuovamente in ginocchio.
Tra le strade deserte del centro storico, dove il coprifuoco scatta molto prima delle 22, si respira un’aria pesante. Molte serrande sono rimaste abbassate e molti di quelli che hanno preso i prestiti offerti dal Governo e scommesso sulla propria azienda per farla ripartire ora hanno paura di non arrivare a fine anno.
In questo scenario desolante, in cui quasi tutti hanno dovuto modificare orari di lavoro e rinunciare alla chiusura settimanale, è nata anche qualche sinergia. «Dall’inizio di novembre – spiega Rinaldo Bagella dello storico negozio di abbigliamento del Corso – rimaniamo aperti a pranzo. Chi acquista da noi tra le 13 e le 16 ha diritto a un buono da spendere al Bar del Corso o alla pizzeria Retrò. La risposta è stata a buona e siamo felici del fatto che in questo modo diamo un po’ di ossigeno a un’altra azienda».
Ossigeno che però purtroppo non basta, perché il flusso di persone è comunque molto limitato. «Non so quanti altri giorni potrò andare avanti – ammette Manuel Pilo della pizzeria “Retrò” di piazza Nazario Sauro – ci stiamo provando, ma a pranzo qui non si vede nessuno. Ogni giorno lanciamo il nostro menù e le nostre proposte sui social – prosegue – otteniamo anche 900 visualizzazioni, poi però se va bene facciamo due coperti. Ho iniziato 19 anni fa facendo pizzette al taglio, negli anni mi sono ingrandito, puntando sempre sul centro storico ma ora temo di dover chiudere la mia attività, i costi a questo punto non sono più sopportabili».
La disperazione si legge anche negli occhi di Fabio Casini, titolare del negozio di abbigliamento “Company” del Corso, che per rendere meglio l’idea mostra i registri contabili con le entrate quotidiane da marzo a oggi. «Ho un’ottantina di abiti da uomo che non venderò – spiega il commerciante – perché con le cerimonie bloccate nessuno verrà a comprarli. Ho preso anche io il prestito di 25mila euro, ma ho pagato la merce che avevo ordinato e ora non so come farò a ripagarlo».
Stefano Marchini del Gusta Vinho’s di via Arborea per sopravvivere ha dovuto ridurre gli orari del personale e da qualche settimana ha iniziato ad aprire anche la domenica. «Con la chiusura alle 18 e la perdita del 50 percento dell’incasso – spiega – non avevamo alternativa. Abbiamo distanziato i tavoli e allestito cinque postazioni di gel per garantire ai nostri clienti ancora più sicurezza. È dura – ammette – ma non possiamo arrenderci.
©RIPRODUZIONE RISERVATA